Sanremo, Cc arrestano un marinaio corrotto Procura lancia l’appello: le vittime denuncino

Da destra il procuratore Roberto Cavallone, il pm Antonella Politi, il capitano Gerardina Corona, il tenente di vascello Andrea Betti, il tenente Paolo Bonfanti e il maresciallo Alessio Gazzolo (Foto Sanremonews)

Durante un controllo ha sequestrato pesce pregiato e crostacei, poi ha proposto al ristoratore di sostituire i prodotti ittici di buona qualità con altri scadenti, aggirando così il divieto alla vendita da lui stesso deciso. Un sottufficiale della Marina Militare in servizio alla Capitaneria di Porto di Imperia è stato arrestato per concussione dai carabinieri del Nucleo Operativo di Sanremo, coordinati dal tenente Paolo Bonfanti. L’operazione, condotta con la collaborazione fattiva della Capitaneria di Porto di Sanremo e Arma di Taggia, ha consentito di isolare la mela marcia che approfittava della sua posizione di Pubblico Ufficiale per avere benefici economici. Denunciato il titolare del ristorante di Sanremo per concorso in sottrazione di prodotti sottoposti a sequestro. Ma per l’imprenditore si tratterebbe di un atto dovuto, in attesa che spieghi la sua posizione.

Grazie alla collaborazione tra gli investigatori dell’Arma e la Capitaneria di Porto, retta dal tenente di Vascello Andrea Betti, è stato possibile ricostruire, con le evidenti difficoltà del caso, la dinamica degli eventi, fornendo così al Procuratore Roberto Cavallone e al pm Antonella Politi un quadro indiziario di assoluto rilievo: dopo la verifica e il sequestro dei prodotti, avvenuti mesi fa, il sottufficiale si era nuovamente presentato dal titolare dell’esercizio commerciale, convincendolo a pagare somme di denaro, in cambio dell’autorizzazione a distribuire alla clientela parte del prodotto sottoposto a sequestro, fornendo precise istruzioni per sostituire con scarti il pesce via via utilizzato.

Il sottufficiale, Pietro Di Tana, è stato arrestato a Taranto dove risiede e portato in carcere, in attesa dell’interrogatorio di garanzia.

La Procura di Sanremo lancia l’appello: chi fosse stato vittima del sottufficiale infedele, si rivolga ai carabinieri per denunciare il fatto.

Si affaccia alla finestra dell’albergo e spara Carabinieri di Sanremo evitano una strage

L’uomo arrestato dai carabinieri di Sanremo

Si è affacciato al balcone del suo albergo e ha cominciato a sparare all’impazzata contro un’auto ferma ad un semaforo. E’ accaduto ad Arma di Taggia, in provincia di Imperia. A bordo della macchina due fidanzati che solo per un miracolo non sono stati colpiti dai proiettili che hanno perforato la carrozzeria della vettura. Un uomo 43enne di origine francese, residente a Aix en Provence, è stato arrestato dai carabinieri, in provincia di Imperia. I militari di Arma di Taggia, con l’ausilio di una pattuglia della Compagnia di Sanremo, sono arrivati dopo pochi minuti, trovando l’uomo ancora affacciato al balcone dell’albergo, pronto a sparare nuovamente sulla folla.

La zona è stata messa in sicurezza per evitare che i passanti potessero essere usati come bersaglio dal folle, poi gli uomini coordinati dal capitano Gerardina Corona, comandante della Compagnia, sono intervenuti facendo irruzione all’interno della camera d’albergo in cui sono state trovate numerose cartucce che l’uomo aveva preparato per continuare a sparare.

Un carabiniere mostra la pistola sequestrata

L’uomo è stato bloccato in tempo, prima che potesse compiere una strage. Durante l’interrogatorio si è difeso dicendo che era depresso per una crisi coniugale.

Ha sostenuto di essere in stato confusionale perché nessuno lo aiutava ad uscire da un periodo difficile.  E quindi ha pensato di sparare a caso sulla folla. Nella stanza sono state trovate numerose scatole di antidepressivi e Cialis. Ora è stato arrestato e portato nel carcere di Sanremo. L’arma, un revolver marca Kimar, calibro 12 era detenuta illegalmente. L’accusa per lui è di tentato omicidio e porto illegale d’arma da fuoco.

Enrico Fedocci

Entra in banca e prende in ostaggio 6 persone Rapina sventata dai carabinieri di Legnano

Marco Bisazza, l'uomo arrestato dai carabinieri di Legnano

Pistola in pugno, a volto scoperto, è entrato in una banca di Legnano, poi ha immobilizzato il direttore della filiale della “Commercio e Industria” e i dipendenti con delle fascette per i cavi elettrici, in attesa che la cassaforte temporizzata si aprisse: 35 minuti di terrore per gli ostaggi. Freddo, determinato, pronto a tutto, pur di portare a compimento la rapina ha puntato una calibro 37 alla tempia del direttore. Ma l’uomo è stato notato da un passante che ha avvisato i carabinieri della Compagnia di Legnano.
Pochi minuti e le pattuglie del Nucleo Radiomobile sono intervenute, circondando la banca e facendo irruzione grazie a un dipendente che, nel frattempo, aveva sbloccato la porta di accesso alla filiale, salvando così gli ostaggi ed arrestando il bandito.
I carabinieri della Compagnia di Legnano, coordinati dal capitano Michela Pagliara, hanno poi accertato che il criminale, Marco Bisazza, 36 anni, pregiudicato di Messina, era specializzato nelle rapine agli istituti di credito e, dopo averlo interrogato, lo hanno portato in carcere.  Per i dipendenti della banca un grande spavento, ma nessun ferito grazie all’intervento tempestivo dei militari di Legnano. L’accusa per l’uomo è di tentata rapina aggravata, sequestro di persona e porto illegale d’arma da fuoco.

Rapinatori armati assaltano una banca Carabinieri di Rho arrestano i banditi

I carabinieri della Compagnia di Rho intervengono e arrestano i malviventi

GUARDA NEL FILMATO LE IMMAGINI DELL’ARRESTO

Armati e pronti a tutto pur di portare a casa il bottino. Tre rapinatori hanno assaltato una banca di Novate Milanese, e sono stati arrestati dai carabinieri intervenuti dopo pochi minuti. I malviventi, una volta entrati nell’istituto di credito, hanno preso in ostaggio 10 persone, tra clienti e dipendenti. E’ stato il direttore della banca, un ex carabiniere ausiliario,  a lanciare l’allarme dal suo ufficio vedendo in uno schermo le immagini dei banditi in azione e sentendo le urla.

Dopo poco un equipaggio della stazione di Novate Milanese, in servizio antirapina, è intervenuto e i militari si sono avvicinati alla banca. Uno dei tre rapinatori, vedendo i carabinieri, ha finto di essere un cliente che usciva dalla banca “C’è una rapina, aiutateci”, ma i carabinieri hanno capito subito che si trattava di un bluff e l’hanno arrestato.

Poi i carabinieri della Compagnia di Rho, agli ordini del capitano Luca Necci, sono entrati in banca pistole in pugno e hanno disarmato gli altri due rapinatori. Ora si cerca un quarto componente, il “palo”, che appena ha visto la pattuglia arrivare è fuggito.

Enrico Fedocci

Sfonda posto di blocco e denuncia furto auto 27enne scappa per non fare test anti-alcol

DEFERITO ALL’AUTORITA’ GIUDIZIARIA PER RESISTENZA E SIMULAZIONE, MA PATENTE SALVA

Quando ha visto la paletta dei carabinieri che gli intimava l’alt ha pensato che forse poteva cavarsela fuggendo. E così, un ragazzo di 27 anni di Verona non ha fatto altro che premere sull’acceleratore e scappare. Alcuni chilometri di inseguimento, poi, il ragazzo, approfittando di un vantaggio di qualche centinaio di metri ha abbandonato l’auto ed è fuggito a piedi in mezzo ai campi. Ma l’errore più grande è stato quello di andare poco dopo in una caserma dei carabinieri per denunciare il furto dell’auto.

Un racconto pieno di contraddizioni e poi il giovane è crollato davanti alle domande sempre più precise dei militari della Compagnia di Verona, coordinati dal capitano Pasquale D’Antonio, e ha confessato di avere inventato la bugia del furto su suggerimento della madre. Era stata lei, infatti,  via sms, a dirgli: “Denuncia il furto della giacca e spiega che le chiavi dell’auto erano lì dentro”. Un messaggio che, forse in vena di alleggerire la coscienza, lo stesso giovane ha mostrato ai carabinieri dopo avere raccontato come erano andate realmente le cose.

A questo punto ci sono da capire solo le ragioni della fuga. L’ipotesi più plausibile è che il 27enne sia fuggito proprio per non sottoporsi alla verifica dei carabinieri. Il tempo passato tra la fuga e l’arrivo in caserma per la finta denuncia, oltre alla procedura prevista in questi casi, non hanno consentito ai carabinieri di verificare successivamente se il giovane aveva bevuto. La patente, quindi, non gli è stata ritirata, ma è stato denunciato per resistenza e per simulazione di reato.

Enrico Fedocci

E TU COSA NE PENSI?  SCAPPERESTI A UN POSTO DI BLOCCO PER SALVARE LA PATENTE E MAGARI EVITARE LA CONFISCA DELL’AUTO? LASCIA IL TUO COMMENTO

 

Fano, rapina una banca con una finta bomba seminando il panico tra i dipendenti e i clienti

Un artificiere dei carabinieri al lavoro nell'immagine di FANO TV

E’ entrato in banca e ha minacciato di far saltare tutto in aria se non gli avessero consegnato l’incasso. E’ accaduto a Fano, nelle Marche, dove un uomo ha seminato il panico tra dipendenti e clienti di un istituto di credito. L’uomo, che era a volto scoperto, ha poi afferrato il denaro ed è fuggito e, proprio per non farsi inseguire, ha lasciato lì il pacco con cui minacciava i presenti. Pochi minuti e i carabinieri della città marchigiana sono intervenuti, utilizzando gli artificieri e un robottino.

Il robot dei carabinieri in una immagine di FANO TV

La zona è stata transennata per un raggio di 500 metri, poi gli uomini dell’Arma sono riusciti a capire che si trattava di un finto ordigno composto di metallo, scotch e fili elettrici. Il sospettato, intanto, è riuscito a fuggire con 3mila euro dirigendosi verso la zona della spiaggia Lido della cittadina. Ora i carabinieri della Compagnia di Fano, agli ordini del capitano Giovanni Cosimo Petese stanno indagando per dare un nome all’uomo, accusato di rapina aggravata e di procurato allarme.

Enrico Fedocci

IL SERVIZIO DI FANO TV 

Romeno minaccia di uccidere l’ex moglie 37enne arrestato dai carabinieri di Verona

La pedinava, le telefonava, la tormentava. Spesso anche da ubriaco. Un uomo di 39 anni, di origine romena, è stato arrestato dai carabinieri della Compagnia di Verona, coordinati dal capitano Pasquale D’Antonio, per maltrattamenti in famiglia. Non si rassegnava alla fine della sua relazione con la donna da cui aveva avuto una bambina che ora ha sei anni. Liti furibonde, aggressioni fisiche anche davanti alla piccola, a tal punto che la bimba è stata affidata ai servizi sociali. A nulla è servito un provvedimento del GIP di Verona che vietava al 39enne di avvicinarsi ai luoghi abitualmente frequentati dalla ex compagna. L’uomo è arrivato a minacciare di morte la donna, precisando che, subito dopo averla uccisa, si sarebbe tolto la vita. La vittima in un profondo stato di ansia e terrorizzata a tal punto da non uscire più di casa si è rivolta ai carabinieri che su ordine del Tribunale di Verona hanno arrestato l’uomo.

Enrico Fedocci 

Viterbo, anabolizzanti, usura e prostituzione Quaranta persone finiscono in manette

Droga, anabolizzanti, usura e prostituzione. Era un’attività a tutta campo quella dell’organizzazione sgominata dai carabinieri del Comando Provinciale di Viterbo, guidati dal colonnello Gianluca Dell’Agnello. Quaranta le persone arrestate, 30 in carcere e 10 ai domiciliari, in quattro regioni e 112 perquisizioni compiute, tre delle quali in palestre. Questo il bilancio dell’operazione ‘Dragò, compiuta con l’ausilio anche dei militari delle compagnie di Roma, Terni, Perugia, Cremona e di due unità cinofile: smantellato un sodalizio criminale che spaziava dallo spaccio della droga al traffico di anabolizzanti; dallo sfruttamento della prostituzione all’usura; dall’estorsione alle rapine. Tra i reati contestati ci sono anche sequestro di persona e violenza sessuale. Continua a leggere

Identificato il cadavere trovato a Taggia Carabinieri Sanremo continuano ad indagare

Una foto di Sergio Lanzarotti

E’ stato riconosciuto formalmente dalla sua famiglia. Si chiamava Sergio Lanzarotti e aveva 37 anni l’uomo trovato senza vita nelle acque del torrente Argentina. Il giallo del corpo rinvenuto il 27 aprile scorso a Taggia, in provincia di Imperia, però, resta insoluto. Non si capisce come il giovane sia morto. Se per caduta accidentale, per suicidio o per omicidio. Tutte le ipotesi restano aperte. I punti fermi degli investigatori sono quelli fissati dalla perizia medico legale secondo cui Lanzarotti sarebbe precipitato da un’altezza di 10 metri morendo sul colpo. Ma l’anatomopatologo, Francesco Traditi, ha anche rilevato una seconda frattura, post mortem, che il 37 enne – ovviamente – non può essersi procurato da solo. Che cosa è accaduto, quindi?

La famiglia del giovane, residente a Torino, non è riuscita a dare una spiegazione. Nessuna denuncia di scomparsa, anche perché la vittima si allontanava spesso e volentieri da casa senza giustificare le sue assenze. Le indagini, condotte dai carabinieri della Compagnia di Sanremo, coordinati dal capitano Gerardina Corona (nella foto), sono giunte ad una svolta grazie ad

Una seconda foto di Sergio Lanzarotti, l’uomo trovato senza vita

un appuntato della stazione di Badalucco che, guardando la foto del cadavere, si è ricordato di avere fermato e controllato Lanzarotti qualche giorno prima del ritrovamento del corpo.

Una memoria fotografica che ha dato un importante impulso all’indagine, grazie a un continuo e capillare controllo del territorio da parte dei carabinieri. Dal foglio di servizio, che riportava i dati identificativi di quel ragazzo, trovato a vagare senza meta nella zona di Badalucco, gli investigatori sono arrivati alla famiglia del giovane. Le analisi di confronto delle impronte digitali, dell’arcata dentale e del dna hanno fatto il resto. Ora l’indagine va avanti: si deve capire perché Sergio Lanzarotti è morto.

Enrico Fedocci 

CADAVERE SENZA NOME TROVATO IN UN TORRENTE A TAGGIA

 

93enne sventa rapina nella sua gioielleria Banditi in fuga arrestati dai carabinieri

Stava festeggiando il compleanno. Il suo 93esimo compleanno.  Mentre si trovava all’interno della sua gioielleria è stato assalito da due banditi: un uomo e una donna, di circa 30 anni. Un coltello alla gola, le urla, ma l’anziano, non si è lasciato spaventare e, divincolandosi, ha afferrato il braccio del rapinatore. Ne è è nata una colluttazione in cui la peggio, però,  l’hanno avuta i due criminali. La donna è rimasta ferita, l’uomo l’ha aiutata ad andarsene per fuggire. Il gioielliere, Ernesto Accorsi, detto il Moro, ha subito chiamato il 112 e ha descritto minuziosamente i due rapinatori in fuga che  sono stati intercettati e prontamente arrestati dai carabinieri della compagnia di Pontremoli, dopo un inseguimento a piedi ai giardini pubblici.

La donna, che era ferita ad un braccio è stata trasportata in ospedale. Curato al pronto soccorso anche il gioielliere per un lieve malore. I rapinatori sono stati portati in caserma ad Aulla per l’interrogatorio. Nella rapina non erano riusciti a portare via nulla.
Enrico Fedocci