“Ho dovuto raccontare l’omicidio di un’amica” Quando la cronaca entra nella vita dell’inviato

ECCO PERCHE’ UN GIORNALISTA DEVE SEMPRE ESSERE ESTRANEO AI FATTI CHE RACCONTA: IL COINVOLGIMENTO TOGLIE LUCIDITA’ E PORTA DOLORE

UNA RAGAZZA BUONA E DAL VISO PULITO, GUARDA LE FOTO DI LUCIA

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Lucia in compagnia di un'amica

 

Io in posa con Lucia dopo una serata di divertimento al mare con amici

Una chiamata dalla redazione, un omicidio. Ancora una donna uccisa. Ero in vacanza a Fano, nelle Marche. La giovane vittima, anche se il delitto era avvenuto in Val Rendena, era originaria di Pergola, poco lontano dalla cittadina marchigiana in cui soggiornavo.  Naturale, per i colleghi di Milano, chiedermi di interrompere le ferie per essere più tempestivi nella cronaca, con un inviato sul posto.
Non ho dubbi, lascio la spiaggia e vado a casa. Mi preparo a dare conto dell’ennesimo caso di cronaca. Noi giornalisti siamo un po’ come i medici. Cerchiamo – per quanto possibile – di non lasciarci coinvolgere dai fatti che raccontiamo. Così è sempre stato e, avrebbe dovuto essere, anche in quel caso:  distacco e rispetto della verità dei fatti e delle persone coinvolte. Ma durante il tragitto verso casa, dove stavo andando a cambiarmi, emergono nuovi elementi come il nome della donna uccisa:  Lucia Bellucci, 32 anni. Non mi sembra possibile. Guardo sul telefonino il sito del Tgcom24 e trovo la foto. Non ci sono dubbi: è la mia amica Lucia. Già, proprio Lucia, la ragazza incontrata in spiaggia a Fano nel 2003, assieme a Erika, la sua migliore amica. Una ragazza che negli anni ho imparato a conoscere come una persona buona e solare. Una ragazza di cuore e bellissima. E il suo assassino, Vittorio Ciccolini, era l’uomo di cui lei, un anno e mezzo prima, mi aveva raccontato a cena, chiedendomi un parere su questo spasimante che non la convinceva fino in fondo, ma che la corteggiava con messaggi profondi, continui.

“E’ un po’ filosofo, come te – mi diceva Lucia, sorridente – parla, parla, parla… e non ti nascondo che questa sua capacità di affrontare ogni argomento, di essere così profondo, mi affascina. Guarda, leggi i messaggi che mi manda…”
Le brillavano gli occhi a Lucia, quando parlava di quell’uomo più grande di lei di 13 anni. Ma la differenza di età non era un problema. Voleva sentirsi protetta questa ragazza dal cuore grande. La nostra  conversazione è andata avanti a lungo, passeggiando per il corso di Fano fino a mezzanotte.

Ed eccomi, un anno e mezzo dopo, sempre a Fano, per andare a cambiarmi in fretta e furia, lasciando la spiaggia per tornare al mio “lavoro” da cronista.

Ma questa volta ciò che devo raccontare non riguarda più degli sconosciuti. No, questa volta, la vittima è una mia amica. L’assassino, uno di cui lei mi aveva parlato sognante. Non so che fare.
Me lo domando e ridomando.
Ho voglia di fermarmi lì, di non seguire questo caso, perché anche io sono coinvolto. Ma non è così semplice decidere: sono schizofrenico in quel penso, in quel che faccio. Alla fine mi ritrovo in macchina e non so neanche io il perché,  guidando verso Pergola, il piccolo centro in cui era cresciuta.  Il luogo in cui vivono la mamma, il papà, la sorella e il fratello gemello. L’indecisione non è superata, non so se ho la forza di raccontare ciò che è avvenuto con distacco e lucidità.

E’ a quel punto, in mezzo alle colline marchigiane morbide e lente, che mi fermo per strada. Scendo dall’auto, fumo una sigaretta, ne fumo un’altra. Rifletto. Alla fine riparto.

Arrivo sotto casa, il cameraman mi aspetta lì.  Lo zio di Lucia passa, mi riconosce e mi invita a salire: “Cosa fai qui sotto, vieni su…” Io sono sempre più incerto, nei pensieri e nei movimenti… una specie di sdoppiamento… Spiego che la mia redazione mi ha mandato lì per fare la cronaca di ciò che è avvenuto, quasi a dire, “non è il caso che salga, sono un giornalista, sarei di troppo. Potrei apparire agli altri come un giornalista mascherato da amico e…”. Non lo dico espressamente, ma lo penso. Ma lo zio di Lucia insiste: “Non importa, vieni su, qui fa troppo caldo, almeno ti rinfreschi un po’, i genitori di Lucia ti salutano volentieri”.

Le due porte di casa sono aperte: la mamma, conosciuta tanti anni prima in spiaggia, mi vede e mi viene incontro, mi abbraccia e mi dice, con le guance consumate dalle lacrime e il pianto ancora in gola: “Enrico, Lucia parlava sempre di te, ti ricordava sempre con affetto”.  Anche il padre mi viene incontro  facendo – per quanto possibile – gli onori di casa, con il viso squarciato dal dolore. Già, la disperazione di un padre che cerca di mantenere un atteggiamento positivo, anche in un momento così. In salotto mi mostra un quadro che raffigura la loro famiglia. Tra me e me penso quanto quel quadro sia bello e quanto dia l’idea dell’unità degli affetti. Vorrei dirglielo. Abbozzo un mezzo sorriso. E taccio.

Intorno tanta gente, tanti amici, conoscenti, vicini da casa, il sindaco del paese… C’è chi è seduto sul divano, chi è in cucina, altri sono sul balcone, fumando una sigaretta.  La mamma  vaga da un gruppo all’altro. Le foto di Lucia sono lì, sul tavolo della sala: bellissima, sorridente, sempre con uno sguardo da bambina, nonostante la sua bellezza da donna fatta.

La sorella Elisa cerca di sbrigare le cose pratiche, parla con l’avvocato, va dai carabinieri. E’ lei che coordina tutto. E’ lei il capofamiglia in quel momento, forse soffocando il desiderio di lasciarsi andare, cercando di inghiottire quel dolore come se, quel dolore appunto, fosse una bomba atomica da far esplodere dentro, nel profondo delle viscere, in silenzio. Senza darlo a vedere, per non turbare ulteriormente la sua famiglia che in quel momento ha solo bisogno di non avere incombenze da affrontare. Il fratello gemello, Carlo, vaga da una stanza all’altra, cercando di rendersi utile. Forse è lui quello che sta subendo l’amputazione più grande. Mi parla, cerca di essere cortese, ma – è evidente – la sua testa non c’è, è altrove.

E io, lì in mezzo, in mezzo a quella famiglia che cerca di farmi sentire a mio agio. Io… io…, io in quel momento non capisco più chi sono. “Insomma, chi sono io?”  Me lo domando mille e mille volte: sono Chicco, l’amico di Lucia, o sono Enrico Fedocci, il giornalista arrivato a Pergola per descrivere un dramma, per far la cronaca di ciò che è avvenuto? Sono sempre stato convinto della necessità di informare. E’ giusto raccontare ciò che avviene, perché il dramma, nel tg o sui giornali, possa sensibilizzare, fare opinione ed  evitare che certe cose possano ripetersi. L’informazione a volte è dolorosa, ma necessaria.

Ripenso ai primi anni in cui facevo il cronista. Erano quasi sempre fatti di sangue quelli di cui mi occupavo. D’improvviso entravi nella vita degli altri. Famiglie disperate, amici afflitti dal dolore di una perdita. A quel tempo non avevo ancora messo una corazza e ogni dolore che incontravo diventava parte di me. Dopo il servizio, ci pensavo per giorni… In quei primi anni da inviato mi è capitato di scrivere lettere ai familiari delle vittime, dopo averli intervistati. Lettere che poi non spedii mai. Come se non ne sentissi il diritto. Io ero un estraneo e temevo che queste mie lettere fossero interpretate come un’invasione della sfera privata, più di quanto non avessi già fatto raccontando la loro storia. Ricordo ancora quella volta che intervistai un padre, la cui bambina era morta schiacciata da un cancello di ferro, vicino a Lecco. Appena arrivato, mi descrisse i momenti in cui cercò di soccorrerla, ma lei era già morta, sul colpo. Poi cominciò a piangere, senza pace, durante l’intervista. A vederlo così, crollai e ci abbracciammo, piangendo insieme. Eravamo due estranei, ma quella tragedia divenne anche mia. Mi ero lasciato coinvolgere troppo e il suo dolore, per un attimo, diventò anche mio. Era la prima volta che vedevo il dolore di un padre. Quella bambina si chiamava Beatrice, aveva 5 anni.

Imparai quella volta ad essere più distante, a non lasciarmi fagocitare dalle passioni delle storie che raccontavo.

E’ proprio in quel momento, in casa di Lucia, che ripenso alla regola ferrea del giornalista che deve essere esterno ai fatti che riferisce. Non mi era mai capitato di trovarmi in una situazione del genere, direi quasi paradossale: il mio dolore coincideva con quello dei protagonisti di questa tragedia. E non per immedesimazione, ma perché Lucia apparteneva, anche se in piccola parte, alla mia sfera di affetti. Un affetto da amico, certamente, ma pur sempre affetto.

Dopo tanto divagare della mia mente, torno alla realtà: di sotto mi aspetta la troupe per preparare il servizio.  Bisogna andare in onda. Chiamo il direttore, Rosanna Ragusa, e le confido che non so se sarò in grado di essere sufficientemente distaccato per raccontare questo fatto di cronaca, che per me è non è più solo un delitto. E’ la morte di un’amica, è l’assassinio di una ragazza che mi aveva sempre e solo donato sorrisi e momenti spensierati in compagnia. Rosanna ascolta e le sue parole mi tranquillizzano: “Enrico, decidi tu. Ma sappi che, vista la situazione, non ti chiediamo di essere distaccato, ma di essere te stesso. Descrivi questa ragazza come la conoscevi. La tua sarà una testimonianza ancora più preziosa per sensibilizzare chi ascolta sul tema del femminicidio. Chi meglio di te, in questo momento, può dar voce al dolore dei familiari e degli amici?”.
La mia pressione sanguigna è sotto le scarpe.

Mi torna in mente quella volta, tanti anni fa, in cui con Lucia andammo a Riccione, al Byblos, e poi di nuovo a Fano, all’alba, a fare colazione in un bar vicino al porto. Avevamo scattato una foto davanti a brioche e cappuccino, che ho deciso di pubblicare a corredo di questo articolo. Con noi anche Erika e Fabio.  Era stata una bella serata, a cui ne sono seguite tante altre. Amici, anche se non ci si vedeva spesso. Ma, quando ci sentivamo via Skype, era come se ci fossimo parlati due giorni prima. Nulla era cambiato. Lei mi parlava come all’amico di sempre, io le confidavo le mie cose, lei mi raccontava della sua esperienza a Madonna di Campiglio, come responsabile del centro benessere di una Spa.

Impossibile non essere se stessi con quella ragazza così buona ed altruista. Il suo altruismo l’ha uccisa. All’ultimo appuntamento con il suo ex fidanzato lei era andata solo per non dargli il peso della sconfitta. Voleva restare in buoni rapporti con lui, ma, soprattutto, voleva che lui fosse sereno. Lui l’aveva tranquillizzata, per convincerla… “Ho un’altra fidanzata – ha detto – voglio solo vederti l’ultima volta, da amici”. Da ciò che mi hanno raccontato Erika e Giada, sembrava tranquillo, costruttivo, ma aveva già deciso tutto: quel vigliacco aveva deciso di ucciderla a coltellate. Il pugnale lo aveva comprato due giorni prima.

Non lo meritava, Lucia. Nessuno lo merita, ma – fatemelo dire – lei meno di tutti.  Il giornalista, dicevo all’inizio, dovrebbe essere distaccato e terzo rispetto ai fatti di cui riferisce. Nei miei servizi su di lei non sono riuscito ad essere così distaccato. Sicuramente sono stato di parte. Ma io l’ho descritta ai telespettatori per come era veramente, per come guardava con gioia alla vita, per quanta fiducia aveva nel prossimo. Anche se non tutti, alla fine, questa fiducia la meritano. Quell’ex impazzito ne è la dimostrazione.  Forse nei confronti di lui non sono stato garantista come avrei dovuto, ma non ce la facevo. Di questo coinvolgimento me ne scuso con tutti, ma non con lei, con Lucia. A lei ho reso giustizia, descrivendola per come era davvero.
Non dimenticherò mai la sua bontà che di gran lunga superava la rara bellezza.
Enrico Fedocci

35 risposte a ““Ho dovuto raccontare l’omicidio di un’amica” Quando la cronaca entra nella vita dell’inviato

  1. Buongiorno. Caro sig. Enrico Fedocci, condivido pienamente il suo dolore per la perdita della cara Lucia, personalmente ho avuto un esperienza simile, il mio più grande amico è deceduto
    in un incidente stradale con una persona ubriaca al volante e senza patente e devo ammettere
    che, non passa giorno senza pensare a lui e la cosa è certamente devastante, una sensazione
    che, ti logora dentro, segnata dall’impotenza di potere agire, in qualsiasi modo. Dopo varie e
    ponderate riflessioni, sono giunto a un semplice risultato, le nostre rimangono solo belle parole
    e ancora parole, buttate al vento. Quello che serve è il cambiamento radicale della tolleranza,
    chi si permette di togliere la vita a un proprio simile, deve morire. Ha capito bene sig. Enrico,
    deve essere tolto di mezzo. Dobbiamo reintrodurre la pena di morte per reati contro le persone.
    Negli ultimi due giorni sono morte quattro persone, due donne uccise dai propri compagni e
    mariti, altre due persone sono morte a causa di due romeni ubriachi alla guida e altri ancora
    moriranno. Fino a quando dovremo sopportare certe infamità ? Le donne sono sempre più in
    balia di un fidanzato rifiutato o di un marito violento e i nostri politici ? I nostri figli sono in balia
    di personaggi ubriachi e senza sentimento, le serate si trasformano in campi di battaglia e alla
    fine, ritroviamo questi infami e luridi animali, in giro a uccidere le persone come animali da
    macello. Un avvocato decide di pugnalare una ragazza e lo fà con premeditazione e lo stesso
    lo vedremo fuori di prigione tra qualche mese ? Ma stiamo scherzando, questo vigliacco deve
    morire nel modo più violento possibile e soffrire le pene dell’inferno. Le nostre istituzioni se ne
    fregano altamente, meno siamo, meglio è per loro. E’ ora di dire basta, ci stanno ammazzando
    senza guardare in faccia nessuno, facile, tanto sanno che, non verranno mai puniti. Un poeta
    scrisse: perchè i cattivi vincano, basta che i buoni smettano di lottare. Questa violenza gratuita
    deve obbligatoriamente essere soppressa e deve tornare la legge del taglione, chi sbaglia, deve
    inesorabilmente, pagare con la vita. Sono pienamente sicuro che, nel giro di pochi mesi, la violenza, avrebbe un sistematico rallentamento. Cordialmente.

  2. Buonasera. @ Eliana. Perdoni la mia igmoranza, non sono riuscito a capire il suo commento.
    Cosa intende per Chicco.. ? Cordialmente.

  3. Caro Enrico sto scrivendo e’ piango senza aver conosciuta la ragazza o te , pero come tu la ai scritto lei Lucia mi arrivata diretto ai mio cuore so che lei non meritava morire cosi qui sa quanto avrà sofferto allo ultimo lei avuto il coraggio e amore per il suo prossimo di stare in pace col il suo assassinio. Lucia sara sempre in nostri cuori anche se non aviamo avuto la opportunità di conoscerla pero per messo di te stato possibile sapere il suo cuore meraviglioso.

    Pregherò per la sua famiglia che trovano la pace in nel loro cuore abbiamo un Dio giusto e chi credi in lui avrà pace in il loro cuore. Grazie per tutto che ai parlato e testimonianza di la cara Lucia .

  4. Caro Enrico, cari amici di Lucia,
    anche io mi sono commossa nel leggere questa testimonianza di Chicco Fedocci. Continuo a pensare, da giornalista, quanto questa professione non sia un solo un mestiere, ma una vocazione e un’occasione – ahimè spesso drammatica e pesante – che ci dà il privilegio di incontrare persone, per raccontarne sogni, conquiste, speranze e purtroppo anche per denunciarne soprusi, omicidi, reati. Lucia se ne è andata per sempre. Ma il suo sorriso, accanto a quello dell’amico Chicco, ci interpella tutti, perchè sia diffusa la cultura dell’incontro, della relazione, dell’abbracciarsi, del non lasciarsi scivolare le cose addosso, perchè accadute ad altri, o perchè ci si chiede di essere distaccati. Chicco, hai fatto il tuo lavoro come nessun altro al posto tuo sarebbe riuscito a fare, anche e proprio grazie al coinvolgimento delle tue passioni, del tuo patire con la famiglia di Lucia, i genitori e sua sorella. Che abbraccio, anche se io non li ho mai incontrati, Ma ora è come se li conoscessi, almeno un pò
    donata

  5. Leggendo questo articolo mi è venuta la pelle d’oca…Capisco quanto possa essere difficile il lavoro di giornalista di cronaca nera, ma proprio perchè il fatto ti tocca personalmente,credo sia ancora più importante raccontare i fatti non solo come “cronaca” ma con tutta la sensibilità e il dolore che hai provato nel farlo e che vengono fuori dall’articolo…Un abbraccio…

  6. Spesso quando leggiamo l’ennesimo articolo di cronaca su un giornale , pensiamo che i giornalisti scrivano con tono solenne senza sapere il dolore che provano i famigliari. Spesso ci viene da pensare che siano anche un pochino invadenti pur di fare il loro lavoro. In questo caso si sente il coinvolgimento e .l’ affetto che provavi per lei e credo che questo affetto possano sentirlo anche i suoi genitori e parenti tutti. Grazie per averci raccontato della persona stupenda che era. Un abbraccio a tutti coloro che sono stati colpiti da questo immenso dolore, nella speranza che non debbano esserci più’ articoli come questo.

  7. Buongiorno. @ Barbara. Sono un uomo di 55 anni, padre di 2 figli e una compagna meravigliosa.
    Quello che stà succedendo alle donne è una cosa indegna per un paese che pretende di essere
    chiamato “CIVILE” e nonostante tutto questo, nessuno muove un dito per debellare una tale e
    indecente consuetudine. Dico questo perchè ormai è diventata una regola e quasi giornalmente,
    una fidanzata o una moglie, subisce una vera e propria tortura fisica. Mi chiedo quando finirà un
    tale massacro ? Con questo mi rivolgo a le donne che hanno lasciato un commento su questo blog, siete sicure che, ci sia la reale voglia di contrastare questa ignobile violenza, da parte del
    nostro governo ? Da quello che vedo, mi sembra poprio di no, personaggi che hanno usato violenza su mogli e fidanzate, sono già a casa agli arresti domiciliari e questa mi sembra una cosa veramente inacettabile. Critico il mondo musulmano perchè lapida una ragazza che, viene
    violentata e in certi paesi, vedere l’India, viene addiritura sfigurata con l’acido. Purtroppo in questo paese, la cosa non è certamente migliore, tutelando chi usa violenza gratuita su una donna, si accetta di conseguenza il suo comportamento. Vorrei una risposta da una di voi. Dove
    vogliamo arrivare ? Cordialmente.

  8. @ Barbara. Ho dimenticato la cosa più importante, terminando il suo commento lei ha scritto :
    nella speranza che non debbano esserci più articoli come questo. Purtroppo non sono d’accordo
    con lei, fino a quando i nostri politici, non prenderanno seri provvedimenti, le donne saranno e
    vivranno inevitabilmente con la paura di essere sottomesse fisicamente e moralmente e senza
    la vera certezza della tutela. E purtroppo articoli come questo, saranno la regola. Dobbiamo e
    dovete reagire a questa mattanza, non lasciamo che, l’omicidio diventi un alibi. Cordialmente.

  9. condivido quanto scritto dal cuore da questo giornalista. quello dell’uccisione è sempre un atto infame e come tale da condannare aspramente. e lo dico da donna e da donna che si pone in un atteggiamento di forte contrasto di fronte ad ogni forma di soppressione della libertà femminile. in questo caso però, pur condannando duramente il gesto dell’uccisione, non mi sento di parlare di stalking. no in questo caso proprio no. credo che una donna che vuole interrompare un rapporto faccia di tutto per farlo. elimini il proprio numero di telefono e quant’altro. invece la vittima non solo è uscita a cena con l’uccisore ma giorni prima ha trascorso una notte intera con lui. ecco non mi sembra proprio di fronte a questi presupposti si possa parlare di stalking o persecuzione. ma di consenso e volontà.

  10. Caro Enrico,la volevo ringraziare per questo pezzo su Lucia,perchè a saputo ricordarla così com’era
    nella sua semplicità ma infinitamente buona e bella,Grazie di cuore.

  11. Buonasera. Non vorrei essere ripetitivo, ne tantomeno stancarvi con i miei commenti ma, vorrei
    precisare una cosa. Nella vecchia cultura Italiana è sempre stato tollerato maltrattare le donne e
    usarle come vere e proprie cameriere. Molti anni fà, si arrivava al matrimonio solo per avere la
    moglie, sottomessa ai lavori domestici e l’uomo era destinato al mantenimento della famiglia. La
    donna era considerata zero, tanto è vero che, non aveva nemmeno la possibilità di andare al
    voto politico, le era negato quasi tutto. Tornando ai giorni nostri, la storia si stà ripetendo, molti
    uomini considerano ancora oggi una donna, sfogo per i propri desideri sessuali e oltre a quello,
    un oggetto da mostrare agli amici, come un soprammobile, un bel seno, un bel sedere e due belle gambe. L’esempio del maschilismo radicato nel nostro paese è sotto i nostri occhi. In questo blog, siamo arrivati a 14 commenti, quanti uomini hanno commentato il triste argomento
    Solo io, con questo non voglio far credere di essere un santo, con la mia compagna spesso si
    litiga e magari per un giorno ci si guarda in modo strano, ma tutto finisce lì. Quello che voglio
    dire è semplice, la donna deve assolutamente riconquistare quel rispetto che merita e cara
    Costanza, il fatto che la povera Lucia sia stata conseziente nei confronti di un bastardo, secondo
    me era un semplice atto di voglia di rimanere amica dello stesso. Si può rompere un rapporto
    d’amore ma, può rimanere l’amicizia e il rispetto. Non per questo giustifico il brutale omicidio
    perpetrato da un essere nauseabondo. Questo essere merita la pena di morte, punto e basta.
    Personalmente consiglio a tutti gli uomini di trattare le donne come regine, perchè madri dei
    nostri figli e sopratutto in questo momento, prede di esseri spregevoli. E se questo consiglio
    viene da un uomo………………… Cordialmente.

  12. Caro Signor Enrico, il Suo articolo mi ha toccato profondamente tanto da farmi lacrimare, ma non ho pianto solo adesso, ho pianto anche quando ho seguito il Suo servizio; Lucia doveva essere veramente una ragazza speciale e Lei ne ha rimarcato gli aspetti, bravo e se anche dice di non essere stato abbastanza distaccato nel commentare ciò non Le fa altro che onore. Mando a Lei e alla famiglia di Lucia un caloroso abbraccio.

  13. Ciao, non voglio dire tante parole, ma solo che questo racconto mi ha commosso tantissimo, sei sicuramente un grande giornalista, ma principalmente sei una persona BUONA e di CUORE.
    Mi dispiace non tanto, tantissimo……………………………….
    Voglio ringraziare te e persone come te che esistete sulla faccia della terra.
    GRAZIE !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

  14. carissimo signor marco, lei non ha per nulla inteso le mie parole.
    io sono una donna e ho sempre difeso a spada tratta le donne. sono anche avvocato e di violenze ne ho viste molte. purtroppo ho visto un sacco di casi di stalking. e mi sono sempre schierata apertamente dalla parte delle donne. ma caro sig marco in questo caso non me la sento proprio di parlare di stalking. le donne perseguitate denunciano, fuggono, cancellano numeri e quant’altro. le donne vittime di stalking non accettano di andare a passare una notte di compleanno con il proprio persecutore e nemmeno accettano una cena galante. siamo al di fuori di ogni situazione di stalking. quanto a chi uccide una donna la mia condanna è completa e totale. come avevo anche detto nella mia precedente. cordialmente

  15. Buongiorno. Illustrissima dott. Costanza, può essere che la povera Lucia, sia caduta in un fatale
    tranello messo in atto dal suo ex fidanzato ? Essendo una ragazza solare e pronta ad aiutare i
    più deboli si è fatta imbonire da una persona colta e preparata, furba e calcolatrice, le ricordo
    che faceva parte della sua categoria e conosco bene il mondo forense, ho una figlia che si laurea
    a gennaio e ho lavorato diversi anni con avvocati. Personalmente ritengo la povera Lucia,vittima
    di stalking, perpetrato nel modo più sottile e premeditato. Chi l’ha detto che lo stalking, deve
    essere di natura violenta ? Lucia poteva pensare che, l’amicizia verso il carnefice, potesse in un
    tempo futuro, rimanere viva e di conseguenza, intratteneva un rapporto distaccato con l’amico.
    Le donne vittime di stalking, spesso accettano incontri per chiarimenti o per tentativi di ritorno
    al passato e cadono inevitabilmente, prede. Cara Dott. Costanza, siete voi che dovete cambiare
    il sistema giudiziario di questo paese e lottare fino all’esasperazione per portare alla sospirata,
    certezza della pena. Provare a reintrodurre la pena capitale, solamente voi avete l’autorità per
    farlo. Per quanto tempo pensa che l’assassino di Lucia, resterà in carcere ? Un caro saluto.
    Cordialmente.

  16. Bellissimo articolo, mi sono immersa così tanto in quello che hai scritto che per un attimo mi sembrava di conoscerla personalmente.
    Mi sono sempre chiesta come fate voi giornalisti trovare il distacco per descrivere certi fatti, io non riesco a trattenere le lacrime quando sento certi avvenimenti.
    Ti ho visto in più servizi e credo che sei tra i più bravi se non il più bravo a trasmettere l’avvenimento accaduto.
    Vorrei farti i complimenti e allo stesso tempo dirti che mi dispiace, mi dispiace davvero tanto, anche se in modo virtuale ti sono vicina e sono vicina alla famiglia di questa bellissima ragazza.
    Un abbraccio forte, Giuliana

  17. caro sig. Marco, la libertà di pensiero è un diritto; rispetto la sua posizione che però non mi vede assolutamente d’accordo.
    io non conosco la vittima, non so se e come aiutasse i più deboli. e se lo avesse fatto ciò rappresenta senz’altro un merito. non concordo sull’imbonimento. lui era persona colta e preparata ma ritengo che lei non fosse di certo una donna ingenua che riesce a farsi raggirare facilmente . era una donna matura, non una ragazzina di 15 anni, con un matrimonio alle spalle nonchè con un lavoro di responsabilità. non può una donna che ha avvisaglie di stalking accettare (non di avere un rapporto distaccato, come lei sostiene ) ma un rapporto che va la di là dell’amicizia continuandone ancora la frequentazione . accettando l’invito a passare un weekend con lui( solo dieci giorni prima) e accettando di uscirne elegantemente a cena. le vittime di stalking anche se perpetruato nel modo più sottile e raffinato,fuggono, denunciano, attuano tutte le mosse possibili per difendersi da una persecuzione. forse si accettano l’ultimo incontro ma solo al fine di un chiarimento. che nella maggior parte dei casi si rivela fatale. questa è una mia personale considerazione e pensiero come tale condivisibile o meno. quanto alla pena capitale, auspico vivamente non si arrivi alla sua reintroduzione, e comunque in caso non siamo certo Noi ad avere tale compito ma il legislatore. un caro saluto a lei.

  18. Grande Giornalista, ma soprattutto una Persona meravigliosa con una speciale capacità di scrittura.
    Mi sono commosso e con le lacrime agli occhi scrivo per complimentarmi per l’articolo e per le espressioni di grande Affetto e Amicizia che trapelano in ogni parola che descrive la povera Lucia.
    Sono d’accordo con chi chiede pene esemplari, vanno messi in galera e va buttata via la chiave evitandogli anche i colloqui con i parenti più stretti.
    E’ fin troppo facile sopraffare fisicamente una donna … che uomo è costui? Ma soprattutto cosa sta succedendo? si moltiplicano in modo esponenziale questi episodi, sarà un nuovo virus? o forse il troppo clamore destinato a questi delitti stimola slatentizzando aspetti feroci e bestiali, riportandoci e ricordandoci che apparteniamo agli esseri animali per provenienza. Magari se ci fosse consapevolezza di una pena esemplare ci si rifletterebbe su e si eviterebbe anche solo il pensiero di arrivare a compiere un atto così bestiale!
    Un grande abbraccio a tutti coloro che le volevano bene e un affettuoso abbraccio a “Chicco” Fedocci per averci umanamente descritto il dolore di tutti.
    GRAZIE!

  19. ” vediamoci per l’ultima volta e dopo ti lascio in pace” .. ovviamente non è vero!
    questa è la frase più usata dagli stolker.
    Sapete cosa significa aver addosso una persona che ti pressa, ti martella, ti ricatta , fino a non poterne più, ti induce a far qualsiasi cosa per essere libera…..
    Purtroppo non è sempre quello che sembra, dottoressa Costanza, il suo è un giudizio è davvero superficiale e qualunquista, forse non ha mai avuto una causa di “stolking”…
    oppure è un avvocato di recupero credidi.. senza offesa!

  20. Buongiorno a tutti sono commossa anche io non trovo parole per quello che e successo a Lucia sono sicura che era una brava ragazza che pur troppo il suo amore per la persona sbagliata la portata via dai suoi cari amici ma soprattutto dalla sua famiglia, io ho due bambini e ogni giorno vivo nella paura e nel terrore che li possa succedere qualcosa a loro o che qualche pazzo li possa fare del male, possibile che dobbiamo vivere cosi, rimango vicino alla famiglia di questa bellissima ragazza che vivrà sempre tra di noi.LIUBA

  21. sono molto dispiaciuto povera ragazza,le hanno tolto tutto ….un futuro una famiglia ,dei figli, cosi bella avra avuto il mondo ai suoi piedi…..tutto questo deve servire da monito per le altre ragazze ingenue come lei …..diffida da cenee d’ addio ,da ultimi appuntamenti , o da incontri chiarificatori !se avete chiuso una storia ,non occorre…..Siamo molto vicini ai genitori di Lucia

  22. leggo molti commenti relativi allo stalking.
    non sono d’accordo in questo caso non ci vedo nulla di stalking. lo stalking è ben altro. e ne so qualcosa avendo avuto un ex che mi perseguitava. ho dovuto cambiare addirittura città ed eliminare ogni contatto. questo caso non mi sembra proprio un caso di questo genere.

  23. gentile letizia,
    il mio commento si basa su situazioni che ho avuto modo di vedere e toccare da vicino. e non una ma molte.
    e confermo ogni parola di ciò che ho scritto. riguardo alla superficialità posso solo dire che è un concetto molto relativo. ahimè molte persone parlano senza cognizione di causa. senza offesa!

  24. Buongiorno. Illustrissima dott. Costanza, le sue parole mi hanno convinto, devo ammettere che,
    ha ragione. L’unica cosa che, non mi trova d’accordo è il semplice fatto che lei si augura che, non si reintroduca la pena capitale. Se non daremo un segno tangibile (chi uccide merita la morte) continueremo ad assistere ad un vero e proprio femminicidio e questo non è degno di un
    paese civile. Lo sà meglio di me, come funziona la giustizia nel nostro paese. Voi che siete gli
    addetti ai lavori, avete il compito di cambiare le cose, non si può vivere senza giustizia. In caso
    contrario finiremo nella pura anarchia. Mi correggo, siamo già nell’anarchia, ognuno fa quello che vuole tanto ha la certezza che, non sarà mai punito. Un caro saluto. Cordialmente.

  25. Dott.ssa Costanza,
    il mio commento si basa su situazione vissuta; ho subito, sono scappata perchè ho potuto, ma… se non avessi potuto (per soldi, per il lavoro, per altro…..) che fine avrei fatto?
    Lei sicuramente saprà.. di quante donne soffrono di depressione perchè non riescono a ribellarsi, subiscono abusi mentali per anni, di quante donne siano deboli, non comprese, “bloccate” in relazioni finite, che devono per forza relazionarsi con lo stolker
    saluti

  26. grande professionista e anche grande uomo Chicco io non penso che avrò mai il piacere di conoscerla di persona , ma devo ammettere che lei è una colomba nella voliera degli avvoltoi ….parlo chiaramente del mondo giornalistico .!Rimanga sempre cosi puro ,un altro al suo posto forse si sarebbe messo più in mostra …lei non sa come sta sorridendo lucia da lassu , lei è stata sfortunata ,ma ha avuto un privilegio …….un amico come lei !!!!!GRAZIE …Mari

  27. Purtroppo è capitato anche a me. Quarant’anni fa, avevo 19 anni ed ero il corrispondente da Imola del Carlino Sera. A notte fonda, di ritorno da Cesena dove avevo consegnato un pezzo per un mensile, passai davanti al Commissariato di Ps e vidi alcuni amici. Mi fermai e mi dissero che avevano ucciso Davide, nostro coetaneo e compagno di sfide su una megapista Policar che avevamo costruito insieme. A ucciderlo con un colpo di stiletto era stato una sua vecchia fiamma. Non dimenticherò mai quella sera, i giorni seguenti e il processo nel quale l’omicida e il suo fidanzato furono condannati. Il mestiere di giornalista, purtroppo, è anche questo.

  28. Buonasera. Illustrissima dott. Costanza, dopo il commento della Sig. Letizia, non mi resta che.
    ritornare sulla mia iniziale idea, la signora stessa è la prova di quello che affermavo. Un grande
    ringraziamento a Letizia, non è facile commentare un esperienza così devastante. Ancora grazie
    e le auguro di tutto cuore che la sua situazione sia migliorata. Tante cose belle. Cordialmente.

  29. 26 luglio 1971 il mio primo giorno da giornalista,a 22 anni appena compiuti,nella cronaca del Corriere d’Informazione,edizione del pomeriggio del Corriere della Sera: dopo le foto alle code di chi partiva in vacanza per la Spagna e si faceva vaccinare contro il colera,il mio primo servizio,alle 7.30 di quel lunedì mattina.
    Simonetta Ferrero,neo laureata di 27 anni,massacrata con 33 coltellate in un gabinetto di Scienze Politiche all’Università Cattolica.
    E poi l’urlo della sua più cara amica il giorno del funerale.
    27 maggio 1972.l’assassinio del Commissario Luigi Calabresi e poi tutti gli anni di Piombo di Milano:il mio compagno di scuola Walter Tobagi,il mio amico poliziotto,l’agente Sandro Bazzega,assassinato assieme al giudice Alessandrini,poi l’agente Marino ucciso in via Bellotti dal figlio di Duilio Loi,poi Ramelli,Brasili,Franceschi…
    Ho letto tutto d’un fiato l’articolo che Franco Abruzzo ha ripreso da Enrico Fedocci. Ho avuto la”fortuna” di vedere morte ammazzate solo persone”estranee”(o quasi,vedi Tobagi)ma porto sempre negli occhi nelle orecchie nel cuore le tracce indelebili di quelle mie terribili giornate. Sono nato cronista,il più bello ma il più triste tra tutti i modi di essere giornalista.

  30. Caro Enrico,
    mi sono molto commossa al Suo racconto di qst bellissima ragazza, ennesima vittima innocente della brutalità, della cattiveria, dell’incapacità di arrendersi ad un amore finito..anche a me anni fa mi capitò di andare all’ultimo appuntamento con un mio ex che aveva saputo della mia nuova relazione..il suo comportamenteo mi inquietò moltissimo e temei per la mia incolumità perche’ iniziò ad avere comportamenti ed emozioni contrastanti e fare discorsi senza senso che mi fecero capire che stava vivendo un momento di fortissimo stress emotivo…fortunatamente sono ancora qui a raccontare qst episodio..era una persona “normale” e tranquilla..non l’ho più visto fortunatamente..

  31. Ho conosciuto Enrico all’inizio del nuovo secolo quando muovevo i primi passi in quella che sarebbe diventata la mia professione e lui era già un giornalista conosciuto.
    Capisco cosa può aver provato – anche se ognuno di noi ha sentimenti propri e reagisce in modo differente – perché due anni e mezzo fa un amico caro (che anche Enrico ha conosciuto) è mancato improvvisamente. Non una morte violenta ma tale da non darti la possibilità di salutarlo, nonostante lavorassimo a una scrivania di distanza. In quell’occasione nonostante il nostro lavoro lo richiedesse ho deciso di non scrivere nulla, di non raccontare nulla ai nostri lettori. Ho lasciato fare agli altri colleghi. Io, il giorno del funerale, ho lavorato in redazione. Mi sembrava il modo migliore per ricordarlo. È stata una scelta.
    Quello che della vicenda di Enrico non approvo – da un punto di vista professionale e umano – è quanto gli ha chiesto di fare la sua direttrice, perché così la testimonianza sarebbe stata più vera. Le lacrime fanno audience. Del resto basta vedere quali sono i programmi più seguiti sulla tv pubblica e su quelle private.

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