Turetta, 22esimo compleanno in carcere

Chi lo ha incontrato per i corridoi del carcere racconta che cammina con lo sguardo basso, come se si vergognasse. Filippo Turetta, nel giorno del suo 22esimo compleanno, probabilmente starà facendo i conti con la sua nuova vita da carcerato. Quello che per 21 anni è stato un giorno di festa oggi è stato semplicemente il 29° giorno dietro le sbarre – il 23° nel carcere di Verona – uno dei tanti che forse dovrà passare in cella in attesa che il processo faccia chiarezza su ciò che è avvenuto lo scorso 11 novembre, quando ha ucciso l’ex fidanzata Giulia Cecchettin per poi fuggire in Germania dove è stato arrestato dalla polizia tedesca, sfinito e senza soldi, con ancora le mani sporche di sangue, all’interno della sua auto.Quella stessa auto ora a disposizione dei Ris di Parma per capire se Giulia sia stata proprio uccisa mentre era all’interno dell’abitacolo.
Turetta non è ancora passato nel settore in cui sono gli altri detenuti, poichè, dopo essere stato nel reparto psichiatrico dove era guardato a vista per il timore che si suicidasse, i responsabili della casa circandariale veronese di Montorio e i medici hanno deciso di tenerlo qualche giono nelle stanze dell’infermeria dove condivide la camera con un uomo di 60 anni condannato per reati finanziari. In quel reparto il giovane può leggere, giocare ai videogame, proprio come gli altri detenuti. Ma pare che voglia di socializzare non ne abbia, a tal punto che – sempre secondo quanto trapela – eviterebbe contatti con gli altri, in attesa della seconda visita dei genitori

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Turetta visita dei genitori in carcere. A Padova si preparano i funerali di Giulia

Nessun altro interrogatorio previsto per Filippo Turetta, il 21enne accusato di avere ucciso a coltellate, l’ex fidanzata Giulia Cecchettin. Il racconto fatto al pm durante l’incontro di 9 ore al momento non richiede approfondimenti da parte della procura che ritiene di aver sufficienti elementi per cominciare ad inquadrare il contesto in cui è maturato il delitto. Si attende che le autorità tedesche consegnino l’auto a bordo del quale Turetta è fuggito, fermandosi poi su un’autostrada tedesca dopo avere finito soldi e benzina. A bordo del mezzo trovato un cellulare, ma non è ancora chiaro se sia di Turetta o di… Continua a leggere


INSEDIAMENTO DI NOMADI AL MUSOCCO, LA SECCHIATA DI “ACIDO” AL CAMERAMAN ANDREA CAVALLERI E LA SUA GRANDE PROFESSIONALITÀ: MERITA IL PREMIO CRONISTA DELL’ANNO

Mercoledì scorso mi sono occupato di un insediamento abusivo di nomadi in zona

Andrea Cavalleri

Musocco, a Milano. La segnalazione di un cittadino arrivata in redazione indicava 4 punti di quella zona in cui c’erano roulotte con le consuete discariche a cielo aperto, i bagni improvvisati nelle aree verdi, bambini che non vanno a scuola, cresciuti nella sporcizia etc, etc, etc. Era da un po’ che non mi occupavo di nomadi. Ma chi fa questo lavoro sa che non è questione semplice: devi documentare il degrado, devi fare riprese, devi avvicinarti per fare le interviste e non sempre ti accolgono a braccia aperte. Anzi: ti urlano, ti lanciano cose… ora, per carità, non è di certo un fronte di guerra, ma per fare questo devi avere un operatore che ti stia dietro, che non abbia paura. Beninteso: la paura è un’emozione che non puoi controllare, non ci puoi fare nulla. Quindi, non c’è giudizio da parte mia quando chiedi ad un operatore: “Te la senti?!” Anche perché in questo contesto per portare a casa il servizio alla paura non si contrappone il “coraggio”, bensì “l’incoscienza”. Per fare tanti servizi – ne cito uno per tutti il 1º maggio del 2015 con la guerriglia dei noexpo – io ho sempre affrontato la necessità di documentare con l’incoscienza.

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IL MENDICANTE, I CINQUE EURO, LA BIRRA E LA MIA INDIFFERENZA

di Enrico Fedocci

Ieri passavo per via Solferino, angolo via Ancona, qui a Milano, la città in cui vivo. Stavo attraversando. Il solito mendicante ha tentato di fermarmi. L’ho guardato appena, giusto il tempo di fargli cenno con la mano che stavo telefonando, avendo io la cuffietta nell’orecchio. Nessuna conversazione in corso, in realtà. Ho finto.

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Tiziana, storia di una 13enne sfruttata dalla famiglia e la mano protettiva di un carabiniere. Ecco il mio primo approccio con la cronaca

Gennaio 1989, 13enne salvata dai carabinieri. La madre la costringeva a prostituirsi. Nella foto per mano ad un investigatore dopo l’arresto dei familiari

di Enrico Fedocci Il mio originario approccio con la cronaca nera passa proprio attraverso la prima di queste foto. Sarò più preciso, riferendomi a ciò che questa foto ha colto. Era l’inizio del 1989, frequentavo la 2ª liceo classico. Stavo per uscire dalla porta del Comando Legione, dove mio padre aveva l’ufficio, per attraversare il cortile della “Moscova” – caserma in cui vivevo – e tornare a casa. C’erano varie persone, tra loro evidentemente un fotografo. Non sapevo cosa stesse succedendo. Non capivo il perché di tanto interesse. Fu in quel momento che vidi una bambina, scarpe “All Star” alte… Continua a leggere


Oggi è la festa di mogli (e mariti!) dei militari

L’idea venne a Ronald Reagan, nel 1983, e si festeggia il venerdì precedente alla festa della mamma. Si tratta di una giornata dedicata ai coniugi dei militari. Nel secolo scorso avremmo parlato di festa delle mogli di chi indossa l’Uniforme. Ora che le stellette le portano sia uomini che donne, bisogna cambiare nome, ma il concetto è sempre lo stesso. Già, perché spesso e volentieri, dietro ad Uniformi sempre in ordine, dietro a sacche militari che si riempiono e si svuotano per poter consentire al militare – uomo o donna che sia – di viaggiare da una parte all’altra del… Continua a leggere


I gemellini uccisi per un “dispetto” alla moglie e il dolore del cronista nel raccontare il dramma di altri

 

Elena e Diego con il padre

di Enrico Fedocci
La brutta storia dei gemellini Elena e Diego, uccisi dal padre il 27 giugno a Margno, Lecco, mi gira nella testa da quando ho visto passare le loro bare portate fuori dalla casa del delitto per essere caricate su un furgone e messe a disposizione del medico legale. Mentre passavano le due casse pensavo: “Loro sono lì dentro”. Un momento di smarrimento da cronista ormai stanco di tanto dolore.
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Controlli di polizia, sbagliato vietare le riprese ai cittadini. Cautela per la pubblicazione sui social

LA NUOVA MODA DI FARSI FERMARE AI POSTI DI CONTROLLO, RIFIUTARE I DOCUMENTI E PUBBLICARE I VIDEO ONLINE. IL CHIARIMENTO DELL’ESPERTO RUBEN RAZZANTE: “SEMPRE DALLA PARTE DELLE FORZE DELL’ORDINE, MA ATTENZIONE AGLI ABUSI”

di Enrico Fedocci

Negli ultimi tempi si trovano online video che mostrano alcuni provocatori che si fanno fermare ai posti di controllo delle forze dell’ordine, in questo periodo intensificati per via della emergenza Covid19, chiedendo di essere multati. Durante l’accertamento questi “cittadini” mettono in atto atteggiamenti di pura e semplice sfida all’autorità. Sollecitano la sanzione, ma, al momento di essere identificati, non vogliono fornire le generalità, ed invitano gli operatori di polizia ad identificarsi come se non fosse sufficiente l’uniforme o l’auto con lampeggianti e colori d’istituto. Continua a leggere



La brigatista rossa inneggia alla lotta armata su Facebook, pugni chiusi e centinaia di condivisioni. Interviene la Digos, ora chiamate anche uno psicanalista

 

Post Facebook di Barbara Balzerani cancellato dopo l’intervento della Digos

di Enrico Fedocci
Il 28 marzo scorso sulla sua pagina Facebook la brigatista rossa Barbara avevo condiviso un post in cui pubblicava la foto della tomba di Riccardo Dura e scriveva “fiori freschi e memoria viva”. Riccardo Dura è un brigatista morto, ucciso assieme a tre complici, durante un’incursione dei carabinieri nel covo via Fracchia a Genova il 28 marzo 1980. Sotto al post decine di pugni chiusi di nostalgici delle Brigate Rosse. È intervenuta la Digos e il profilo è stato oscurato da Facebook. Continua a leggere



Condannata per il piccolo Tommy in “permesso premio”? È giusto (e umano!) indignarsi per la decisione del giudice di sorveglianza.

Il piccolo Tommaso Onofri

    di Enrico Fedocci La vicenda del “permesso premio” ad Antonella Conserva, condannata a 24 anni di carcere per il sequestro del piccolo Tommy, ucciso da Mario Alessi a colpi di badile 10 minuti dopo il rapimento, fa riflettere. Dopo la notizia in esclusiva che abbiamo dato mercoledì nei tg Mediaset e su TGCom24, tutti i giornali si sono interessati alla vicenda. Ieri Paola Pellinghelli era a Bibbiano con Matteo Salvini a chiedere che la legge sui “permessi premio” cambi. La Gazzetta di Parma ha dedicato l’apertura del giornale di oggi approfondendo la notizia che NewsMediaset ha dato mercoledì… Continua a leggere