ESCLUSIVA/DA INGROIA ALLA FICTION SU DI LUI, CAPITANO ULTIMO MORDE ANCORA E RACCONTA A CRONACA CRIMINALE LA SUA VITA RINGRAZIANDO RITA DALLA CHIESA PER LE PAROLE DI ELOGIO
di Enrico Fedocci
Arrestò Totò Riina il 15 gennaio del 1993. Innovò le tecniche investigative, utilizzando ambientali, cimici e sistemi informatici. Il suo vero nome è Sergio De Caprio ed ora è diventato colonnello. Dopo anni di latitanza di “Totò u’ Curto”, riuscì in un’ impresa quasi impossibile: decapitare il vertice mafioso, ricostruire le dinamiche che portarono Cosa Nostra a dominare nel mondo della malavita organizzata. Un carattere difficile da domare, capitano Ultimo, soprattutto in una struttura – quella dell’Arma – dove la disciplina è al primo posto. Ma lui, genio e sregolatezza nell’indagini, è riuscito – comunque – a conquistare la stima dei vertici, ma soprattutto quella dei semplici carabinieri, quelli impegnati sulla strada, spesso a rischio della vita personale.
Una personalità talmente affascinante da diventare un eroe popolare, amato dalla gente.
Qualche anno fa, in polemica con il generale Sabato Palazzo, allora comandante del Ros, chiese di essere trasferito al Noe, dove ora ricopre il ruolo di vicecomandante. Anche nel nuovo incarico, sue moltissime inchieste degli ultimi tempi sulle ecomafie.
Non ha fatto carriera e se ne vanta: “Quello che per altri è un premio, per me è un disonore – ha sempre detto – la carriera la facciano gli altri. A me piace stare con i miei soldati straccioni”
Noi l’abbiamo intervistato in esclusiva:
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