Le vecchie BR ancora alla sbarra per l’omicidio di un carabiniere nel 1975

Gli anni di piombo ritornano in un’aula del tribunale di Torino. A settembre si aprirà l’udienza preliminare per quattro ex brigatisti rossi che tenteranno di opporsi alla richiesta di rinvio a giudizio mossa dalla Direzione distrettuale antimafia per l’omicidio di un appuntato dei carabinieri, Giovanni D’Alfonso, ucciso nel corso di uno scontro a fuoco il 5 giugno 1975 alla Cascina Spiotta, nell’Alessandrino. Gli imputati sono i capi storici Renato Curcio (83 anni) e Mario Moretti (78) con gli ex militanti Pierluigi Zuffada (71) e Lauro Azzolini (81). Quest’ultimo, secondo gli inquirenti, sarebbe il misterioso brigatista presente durante la sparatoria ma mai identificato con certezza. Era per dare un nome a ‘mister X’ che la procura di Torino, dopo un esposto del figlio di D’Alfonso, carabiniere in pensione, nel 2021 aveva aperto il fascicolo. La Cascina Spiotta si tinse di sangue in occasione del blitz che portò alla liberazione di un imprenditore vinicolo, Vittorio Vallarino Gancia, sequestrato dalle Br il giorno prima. Oltre all’appuntato perse la vita Mara Cagol, moglie di Curcio. Le indagini subalpine, svolte dagli investigatori del Ros, si sono estese anche ai presunti organizzatori e pianificatori del rapimento (Curcio e Moretti) e all’uomo (Zuffada) che avrebbe spedito a casa Gancia la richiesta di un riscatto. Ma la battaglia fra accusa e difesa sarà piuttosto dura. “E’ sconcertante di per sé – afferma l’avvocato di Curcio, Vainer Burani – che si celebri un’udienza preliminare dopo 50 anni. Qui, poi, non c’è niente di nuovo: sono tutte cose già dette, scritte, ripetute. Curcio è estraneo al caso Gancia perché, essendo evaso da poco, viveva nascosto e senza contatti
con l’organizzazione”. Il difensore di Azzolini, Davide Steccanella, ha depositato una memoria di 162 pagine elencando quelle che a suo giudizio sono le tante magagne dell’inchiesta. ‘Mister X’, per esempio,
per i fatti della Spiotta è stato prosciolto ad Alessandria il 3 novembre 1987. Per procedere nei suoi confronti la procura ha dovuto farsi autorizzare dal tribunale. Ma nel frattempo – osserva il legale – fra il 2022 e il 2023 Azzolini è stato sottoposto a intercettazioni “non legittime”, perché il fascicolo era ancora formalmente a carico di ignoti. E alla fine delle indagini un gip ha respinto la richiesta di arresto per la mancanza di “gravi indizi” di colpevolezza.

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