Matilda, madre assolta ma i giornali tacciono Quando a processo Antonio Cangialosi?


La recente assoluzione in Cassazione di Elena Romani chiude definitivamente la vicenda sulla presunta responsabilità della donna nella morte di Matilda, la figlia di due anni.  Secondo l’accusa, l’hostess di Legnano aveva colpito la piccola con un calcio perché faceva i capricci, causandone la morte per spappolamento di fegato, reni e perforazione di un polmone.

Una sentenza definitiva passata quasi sotto silenzio. Purtroppo, una “non notizia” secondo i media che l’hanno relegata al taglio basso delle pagine o ridotta a boxino nelle brevi di cronaca. E, quindi, dopo il tanto clamore che aveva suscitato l’accusa, la totale estraneità di questa donna è passata in secondo piano. Cose già viste, verrebbe da dire.  Peccato, perché ciò che non è stato colto è che questa sentenza chiude un capitolo, ma ne apre un altro: secondo le motivazioni d’assoluzione di secondo grado, la Romani non solo non ha ucciso la figlia e quindi non è in alcun modo responsabile della sua morte, ma secondo il presidente della Corte d’Assise d’Appello di Torino le prove che discolpano lei, inchioderebbero l’ex compagno Antonio Cangialosi, presente in casa quel giorno a Roasio il 2 luglio del 2005.  Avrebbe quindi ucciso lui Matilda, secondo i giudici torinesi. Inoltre, particolare non secondario, Matilda ha perso i sensi proprio mentre lui ce l’aveva in braccio ed Elena Romani era in giardino a stendere un cuscino che la bimba aveva sporcato. Continua a leggere

Yara, le indagini viste con gli occhi dell’assassino: “Non mi prenderete mai”

Chissà che cosa pensa? Chissà che cosa  gli passa per la testa mentre guarda in televisione servizi su Yara o legge sul giornale le ultime novità sul caso? Chissà che effetto gli fa vedere i titoli sul delitto, le notizie sui confronti dei Dna? Si sente il fiato degli investigatori sul collo, oppure, proprio perché lui sa che cosa è successo quel 26 novembre del 2010, prima fuori dalla palestra di Brembate Sopra e poi nel campo di Chignolo d’Isola, è tranquillo vedendo i tanti buchi nell’acqua della Procura?

In questo anno in cui mi sono dedicato al delitto di Yara Gambirasio, spesso mi sono fatto questa domanda. L’assassino potrebbe essere della zona, si è detto, e quindi mi sono sorpreso ad immaginarlo mentre cammina, libero ed indisturbato, per le strade del piccolo centro della Bergamasca. E magari, mentre qualcuno parla di quel delitto, chessò, in ufficio, a scuola o addirittura all’oratorio, anche lui potrebbe dire la sua.  Continua a leggere

Novara, gioielliera 45enne massacrata durante una rapina

Prima si è fatto aprire la porta blindata, fingendosi un cliente, poi, una volta entrato, l’ha minacciata.
Ma lei, Ida Lagrutta, 45 anni, sposata con due figli, proprietaria di un “Compro Oro” alla prima periferia del capoluogo piemontese, d’istinto ha premuto il pulsante antirapina.
Il criminale, forse con un complice, l’ha colpita con un bastone o il calcio della pistola. Ida Lagrutta ora è ricoverata all’ospedale Maggiore in sala rianimazione. Quando la polizia è arrivata, pochi minuti dopo l’aggressione, l’hanno trovata a terra, in una pozza di sangue. La donna ha fatto appena a tempo a pronunciare una parola: “Aiutatemi”.
Poi ha perso i sensi. Gli uomini della polizia scientifica stanno cercando un’impronta, una traccia che dia un nome al bandito. Acquisiti i dati di traffico della celle telefoniche, nella speranza che chi ha colpito possa avere avuto un telefono con sè. Pochissimi gli elementi in mano alla Squadra Mobile. Si continuano a cercare testimonianze. “Qualcuno deve avere visto qualcosa”, hanno detto gli investigatori

Enrico Fedocci