Identificato il cadavere trovato a Taggia Carabinieri Sanremo continuano ad indagare

Una foto di Sergio Lanzarotti

E’ stato riconosciuto formalmente dalla sua famiglia. Si chiamava Sergio Lanzarotti e aveva 37 anni l’uomo trovato senza vita nelle acque del torrente Argentina. Il giallo del corpo rinvenuto il 27 aprile scorso a Taggia, in provincia di Imperia, però, resta insoluto. Non si capisce come il giovane sia morto. Se per caduta accidentale, per suicidio o per omicidio. Tutte le ipotesi restano aperte. I punti fermi degli investigatori sono quelli fissati dalla perizia medico legale secondo cui Lanzarotti sarebbe precipitato da un’altezza di 10 metri morendo sul colpo. Ma l’anatomopatologo, Francesco Traditi, ha anche rilevato una seconda frattura, post… Continua a leggere


Picchiava moglie per avere un figlio maschio Pakistana salvata dai carabinieri di Castano

Voleva a tutti i costi un altro figlio maschio. Lui padre di cinque bimbi, tre femmine e due maschi, pretendeva che la moglie “pareggiasse i conti” e che ci fosse equilibrio tra i piccoli. E per questo la picchiava, la prendeva a cinghiate, le impediva di uscire di casa. E lì, la costringeva a continui rapporti sessuali per metterla incinta.
Un incubo per la donna, una pakistana di 28 anni che – dopo mesi di maltrattamenti – ha chiesto aiuto ai carabinieri della Stazione di Castano Primo, un comune vicino a Legnano per sapere cosa fare, come reagire. La donna aveva paura di denunciare quel marito violento, un 43enne della stessa nazionalità. Continua a leggere



Cadavere senza nome trovato in un torrente Carabinieri di Sanremo indagano sul mistero

La foto del cadavere diffusa su ordine della Procura di Sanremo

1.70 di altezza, 70 chili circa di peso. Razza bianca, di sesso maschile, corporatura media. Età, tra i 25 e i 30 anni. E’ la descrizione fisica dell’uomo trovato senza vita a Taggia, in provincia di Imperia, il 27 aprile scorso dai carabinieri di Sanremo. Da giorni era immerso nell’acqua del torrente Argentina. Indossava pantaloni marroni, una maglietta beige, un giubbotto nero con la scritta Skorpion, scarpe da ginnastica New Balance e una collanina. Sul corpo i segni della decomposizione. Il cadavere senza nome sta diventando un mistero da svelare e gli uomini dell’Arma, coordinati dal comandante della Compagnia di Sanremo, stanno tentando di capire che cosa è accaduto a quel ragazzo. Non aveva documenti, nessuno in zona ha denunciato la scomparsa di una persona con queste caratteristiche somatiche. Continua a leggere



Assaltano una villa, una vicina lancia l’allarme Coppia salvata dai carabinieri di Seregno

Il rapinato Gianfranco Camnasio parla con il comandante della Stazione carabinieri di Meda

Stavano rientrando nella loro villa quando sono stati aggrediti da tre banditi armati di pistola.
Sono stati portati in casa, presi in ostaggio e massacrati di botte. E’ accaduto a Meda, un centro poco distante da Monza.
Il proprietario della villa, Gianfranco Camnasio, è stato preso a pugni in faccia, poi, uno degli aggressori, gli ha puntato la pistola in pieno viso, colpendolo più volte con la canna, mentre gli altri due criminali tenevano ferma la fidanzata, stringendole le mani al collo.

Sono stati minuti di terrore, ma proprio le urla delle due vittime hanno attirato l’attenzione di una vicina che ha chiamato i carabinieri. In due minuti una pattuglia della stazione di Meda è arrivata nei pressi della villetta. Continua a leggere



Arancia Meccanica sulle prostitute di Piacenza I carabinieri arrestano due stupratori seriali

Si faceva adescare, ma quando arrivavano in una zona isolata saltava fuori il complice e cominciavano le violenze. I carabinieri del Comando Provinciale di Piacenza hanno arrestato due uomini che da tempo violentavano e seviziavano le prostitute della zona. Ore da incubo, una violenza da Arancia Meccanica per le squillo che erano sottoposte ad ogni tipo di umilazione. Le donne, extracomunitarie, spesso senza permesso di soggiorno, hanno cercato aiuto dai carabinieri del capoluogo emiliano che le hanno assistite, le hanno confortate e le hanno convinte a presentare denuncia. La delicatissima attività degli investigatori ha fatto sì che si potesse organizzare una trappola per i due criminali che ora sono stati arrestati. Continua a leggere



Matilda, madre assolta ma i giornali tacciono Quando a processo Antonio Cangialosi?


La recente assoluzione in Cassazione di Elena Romani chiude definitivamente la vicenda sulla presunta responsabilità della donna nella morte di Matilda, la figlia di due anni.  Secondo l’accusa, l’hostess di Legnano aveva colpito la piccola con un calcio perché faceva i capricci, causandone la morte per spappolamento di fegato, reni e perforazione di un polmone.

Una sentenza definitiva passata quasi sotto silenzio. Purtroppo, una “non notizia” secondo i media che l’hanno relegata al taglio basso delle pagine o ridotta a boxino nelle brevi di cronaca. E, quindi, dopo il tanto clamore che aveva suscitato l’accusa, la totale estraneità di questa donna è passata in secondo piano. Cose già viste, verrebbe da dire.  Peccato, perché ciò che non è stato colto è che questa sentenza chiude un capitolo, ma ne apre un altro: secondo le motivazioni d’assoluzione di secondo grado, la Romani non solo non ha ucciso la figlia e quindi non è in alcun modo responsabile della sua morte, ma secondo il presidente della Corte d’Assise d’Appello di Torino le prove che discolpano lei, inchioderebbero l’ex compagno Antonio Cangialosi, presente in casa quel giorno a Roasio il 2 luglio del 2005.  Avrebbe quindi ucciso lui Matilda, secondo i giudici torinesi. Inoltre, particolare non secondario, Matilda ha perso i sensi proprio mentre lui ce l’aveva in braccio ed Elena Romani era in giardino a stendere un cuscino che la bimba aveva sporcato. Continua a leggere



Yara, le indagini viste con gli occhi dell’assassino: “Non mi prenderete mai”

Chissà che cosa pensa? Chissà che cosa  gli passa per la testa mentre guarda in televisione servizi su Yara o legge sul giornale le ultime novità sul caso? Chissà che effetto gli fa vedere i titoli sul delitto, le notizie sui confronti dei Dna? Si sente il fiato degli investigatori sul collo, oppure, proprio perché lui sa che cosa è successo quel 26 novembre del 2010, prima fuori dalla palestra di Brembate Sopra e poi nel campo di Chignolo d’Isola, è tranquillo vedendo i tanti buchi nell’acqua della Procura?

In questo anno in cui mi sono dedicato al delitto di Yara Gambirasio, spesso mi sono fatto questa domanda. L’assassino potrebbe essere della zona, si è detto, e quindi mi sono sorpreso ad immaginarlo mentre cammina, libero ed indisturbato, per le strade del piccolo centro della Bergamasca. E magari, mentre qualcuno parla di quel delitto, chessò, in ufficio, a scuola o addirittura all’oratorio, anche lui potrebbe dire la sua.  Continua a leggere