Gogna social per Mattia Sangermano, “Io che l’ho intervistato dico: basta linciaggio su Tia”

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di Enrico Fedocci

Esattamente venerdì scorso, durante la diretta di Tgcom24 per le devastazione del primo maggio a Milano, ho intervistato un ragazzo.
Cappuccio del K-way in testa, faccia di sfida al giornalista, stava passando in piazza Buonarroti. L’ho scelto tra tanti per questo: mi ha guardato con aria sprezzante. Era in mezzo a un gruppo. Sembrava lui, ad una prima superficiale impressione, il capo – meglio dire il leader – di quei tre o quattro ragazzi vestiti di scuro e dalla faccia pulita che, tra gli altri, mi sfilavano accanto.
Gli scontri erano finiti da pochissimi minuti. A lui, come ad altre persone che erano passate in quello stesso punto, ho chiesto che cosa ne pensasse dei disordini, delle devastazioni, dei disastri che erano stati compiuti per le strade della città. Non ricostruisco i contenuti dell’intervista perché credo che tutti l’abbiano vista fino allo sfinimento.

È passata una settimana da allora. E dopo una settimana di silenzio qualcosa vorrei dirla su quel ragazzo: non mi piace come è stato trattato su internet questo giovane che poi ho scoperto chiamarsi Mattia Sangermano, avere 21 anni, essere figlio di genitori che lo mandano a scuola nonostante due bocciature.

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Tra le vittime un cinquantenne che ancora narcotizzato, viene investito e muore.
Incastrato pure il suo complice. Per i due anche il reato di omicidio.

Non si è mai fatta alcuno scrupolo ad esagerare nella somministrazione del potente ipnotico dato alle sue vittime. Lei, quarantenne di Mondragone e ed il suo complice hanno però accettato la possibilità che quanto fatto potesse portare alla morte di uno dei malcapitati.
Ogni colpo è stato la fotocopia dell’altro. La vittima veniva accuratamente selezionata: uomo di mezza età e solo alla guida. Identico modus operandi: con la scusa di un passaggio e forte della sua bella presenza riusciva a salire a bordo. Convinceva i malcapitati a trovare un posto riservato e poi offriva loro un drink. Nel bicchiere versava gocce di un potente ipnotico. Appena il narcotico faceva effetto entravano in azione i suoi complici che si impossessavano di quante più cose potevano.
L’accusa a loro carico è quella di morte come conseguenza di altro reato in relazione ad un omicidio colposo, rapine e lesioni personali anche gravi.
Questo il complesso quadro accusatorio frutto delle indagini dei Carabinieri di Mondragone, coordinati dal capitano Lorenzo Iacobone, e del lavoro della Procura di Santa Maria Capua Vetere.
Per i due si sono aperte le porte del carcere.