Rubano auto, ma proprietario li localizza Ladri arrestati dai Cc grazie al satellite

I carabinieri della Stazione Roma Alessandrina hanno arrestato due romani di 29 e 54 anni, già conosciuti alle forze dell’ordine, per furto aggravato.
I ladri, ieri pomeriggio, hanno rubato una smart che era parcheggiata al quartiere Casilino ma non hanno fatto però i conti con l’antifurto satellitare installato sull’utilitaria. Il proprietario, un 37enne romano, non appena si è accorto del furto ha intercettato l’autovettura tramite la centrale dell’antifurto satellitare e con il suo scooter l’ha inseguita. La vittima a quel punto ha chiamato la centrale operativa dei Carabinieri 112 denunciando l’accaduto, comunicando in tempo reale gli spostamenti dei fuggitivi. Immediatamente è sopraggiunta una pattuglia di militari dell’Arma che sono riusciti a fermare la Smart in viale dei Romanisti arrestando i due ladri. Il 29enne e il 54enne saranno processati con il rito per direttissima.

E’ morto il Solista del mitra Luciano Lutring Rapinatore dal cuore d’oro, seppe riscattarsi

Luciano Lutring scherza con le catene ai polsi e alle mani

NEGLI ANNI 50 ERA CONSIDERATO IL PERICOLO PUBBLICO NUMERO UNO
E’ morto un galantuomo. E’ morto un amico. Luciano Lutring era una persona perbene, nonostante avesse sbagliato tanto. Aveva vissuto pericolosamente i primi anni della sua vita, facendo il rapinatore di banche, pagando duramente – e giustamente!  – i suoi errori. Con tanto carcere, con la condanna a morte mediante ghigliottina (poi sospesa) in Francia, dopo una serie di colpi in banca e l’arresto seguito a una fuga rocambolesca.
Ma Luciano Lutring era uno di quei criminali dal cuore d’oro che aveva saputo trarre esempio dai suoi errori. E dopo un lunghissimo periodo di carcere ha saputo ripartire, a testa alta. Unico uomo al mondo ad essere graziato da due Capi di Stato diversi,  Charles Pompidou in Francia e Giovanni Leone in Italia, dopo la sua scarcerazione, divenne una persona integerrima

Luciano Lutring ai tempi dei processi per le sue rapine rocambolesche

Si occupava delle sue amate figlie, le gemelle Natasha e Katiusha, si occupava dei suoi quadri che gli diedero la possibilità di vivere onestamente e che gli valsero la grazia per meriti artistici.
E di quel periodo, fatto di rapine, rimaneva solo un pallido ricordo. Anche perché Luciano non era un violento.

Entrava nelle banche armi in pugno, è vero, ma senza mai torcere un capello alle sue vittime.  E così è diventato un mito, non tanto per ciò che di brutto aveva fatto, ma per il modo in cui aveva saputo riscattarsi da quella vita da criminale. Di più: era la personificazione della capacità di riscatto da parte di chi sbaglia. Lutring era un esempio. Lutring è un esempio. Che porto nel cuore.  

Una volta, passeggiando per le vie di Milano, passammo davanti a una banca… lo vidi pensieroso e gli chiesi come mai. Mi rispose, sospirando: “Dutùr, lo sa che esistono quelle società che esaudiscono i desideri della gente…. Io ne ho uno che mi piacerebbe realizzare: mi piacerebbe entrare ancora una volta in banca con il mitra e poi dare una sventagliata di colpi al soffitto… Avrò fatto duecento rapine, non ho mai sparato neanche un colpo… ” Questo era Luciano Lutring, un uomo che sapeva anche ironizzare su un passato di cui vergognarsi.

Si può parlare così di un uomo che ha fatto parte della mala, che per tanti anni ha seminato il terrore? Certamente, si può. Ma solamente se quello stesso uomo ha dimostrato che si può cambiare, che si può tornare ad essere persone oneste. Come ha fatto lui. Lutring sarebbe l’orgoglio di Cesare Beccaria. Ne conservo, quindi, un ricordo affettuoso. Periodicamente ci sentivamo al telefono. Ultimamente l’avevo sentito sempre più sofferente.  Lui, così simpatico, sempre con la battuta pronta, non aveva perso il gusto di ridere e di far ridere, neanche negli ultimi tempi.  Questa notte la chiamata di sua figlia: “Mio padre ci ha lasciati”. Già, ci ha lasciati. Ha lasciato anche me. Ciao, Luciano, non ti dimenticherò.

Enrico Fedocci

LEGGI L’ULTIMA INTERVISTA FATTA A LUCIANO LUTRING: “IL SOGNO DELL’EX BANDITO: RAPINARE UNA BANCA E FUGGIRE SPARANDO” 

Profanata la tomba di Bent Parodi di Belsito Trafugato un libro appartenuto al giornalista

Nella foto Bent Parodi di Belsito

Sono entrati nella cappelletta in cui è sepolto Bent Parodi di Belsito e hanno rubato un prezioso libro costudito in una teca di cristallo. E’ accaduto a Capo d’Orlando, nel cimitero in cui il grande giornalista, già presidente dell’Ordine di Sicilia e della Fondazione Famiglia Piccolo di Calanovella, è stato sepolto nel 2009.

Chi è stato? E perché profanare il sepolcro? Sul fatto stanno indagando gli agenti del Commissariato di Capo d’Orlando. Il libro, intitolato   “Trattato di Storia delle religioni”,  era appartenuto a Parodi ed era stato collocato su un piano di marmo del piccolo altare all’interno della struttura. A presentare denuncia Carmelo Romeo, presidente della Fondazione famiglia Piccolo.
L’episodio ha suscitato grande clamore proprio per la figura di Bent Parodi, un uomo di altissimo livello, grande umanità e cultura.
Enrico Fedocci

CHI ERA BENT PARODI (Da Wikipedia)

Il padre era un nobile, di origini siciliane, mentre la madre era danese. Il giovane Parodi crebbe in Sicilia, in un ambiente familiare particolarmente stimolante, frequentato dallo stesso Giuseppe Tomasi di Lampedusa, che nel 1957 a 14 anni, lo esorterà a non mollare, raccomandandogli impegno e tenacia negli studi; e della moglie di questi,Alexandra Wolff Stomersee, studiosa di Psicanalisi, che lo stimolerà verso la ricerca nel campo filosofico e religioso e che lo accoglierà nel suo circolo culturale a palazzo Lampedusa.
Tra le figure che lo circondano, grande importanza ebbe quella di Raniero Alliata di Pietratagliata, al quale lo legò fin dall’infanzia, una lunga amicizia, fondata su comuni interessi di ricerca e di pensiero. Anche i fratelli Piccolo, il poeta Lucio Piccolo e il pittore Casimiro, raffinati intellettuali che accoglievano nella loro casa a Capo d’Orlando le più importanti figure della cultura italiana di passaggio in Sicilia, furono per lui un costante riferimento, tanto da assumere in seguito la direzione della Fondazione a loro dedicata.
Da sempre innamorato della Sicilia e dei suoi miti solari, amore trasmessogli sin dall’infanzia dalla nonna, la nobildonna siciliana Elisabetta Valguarnera Niscemi, con la quale cresce e dalla quale eredita la passione verso la cultura egizia; inoltre, in quanto discendente dei Valguarnera, si riteneva un aristocratico siciliano a tutti gli effetti. Bent affermò in più di una occasione di considerare di pari importanza, per la sua formazione, sia la cultura contadina quanto quella aristocratica.

È morto a Palermo il 16 dicembre 2009, all’età di 66 anni. Il 28 aprile 2013 è stata profanata, da ignoti, la sua tomba, situata nella cappella della Famiglia Piccolo presso il cimitero di Capo d’Orlando . È stata trafugata una teca di cristallo, posta su un piccolo altare, con all’interno un volume, di nessun valore economico ma di un grande valore affettivo, intitolato: “Trattato di Storia delle religioni”. Bent Parodi aveva espresso in vita il desiderio di non separarsi da questo volume nemmeno dopo la morte. Oltre a questo libro ne è stato trafugato un altro, sempre custodito dentro la cappella. Il commissariato di Polizia locale ha iniziato una indagine.

Intellettuale di formazione filosofica, si è a lungo dedicato allo studio delle religioni, indirizzando i suoi interessi nell’area del Mito e della Iniziazione e dimensione iniziatica. Come esperto di Storia comparata della Religione dell’esoterismo, ha al suo attivo decine di pubblicazioni sulle tradizioni dell’antico Egitto, della Sicilia pre-cristiana, e sui culti solari Paganesimo.

Fu giornalista attento e appassionato, ed è stato per anni responsabile dei servizi speciali del Giornale di Sicilia e poi delle pagine culturali. Dal 1998 è stato Presidente dell’Ordine dei giornalisti di Sicilia.

Esponente di primo piano della Massoneria di Palazzo Giustiniani, ha ricoperto fino a poche settimane prima della scomparsa la carica di Grande Oratore Aggiunto. Negli ultimi anni fu attivamente impegnato in qualità di presidente della Fondazione Famiglia Piccolo di Calanovella e dell’Associazione “Alessandro Tasca di Cutò” di Palermo.