Cronaca criminale

Cesare Battisti trattato come un trofeo di caccia Ma anche i colpevoli devono essere rispettati

di Enrico Fedocci
Le immagini che mostrano Cesare Battisti come trofeo di caccia sono quanto di più vergognoso abbia visto negli ultimi anni. E non parlo di lui che scende dall’aereo a Ciampino a favor di telecamere. Perché quelle immagini – intendo quelle in pista scortato dalla polizia – rendono il senso delle cose, di una fuga di decenni terminata, dell’impunità e dell’arroganza del terrorista finalmente rimasto senza il sorriso beffardo che aveva mostrato tutte le altre volte che l’aveva scampata.

 

Un giusto tributo, quindi, la sintesi del fatto, perché ci mostra un criminale nel momento in cui si appresta a pagare il proprio conto: giustizia è fatta. E di questo bisogna ringraziare il pool investigativo italiano che è stato capace di stanare il latitante e riportarcelo. Una forma di rispetto soprattutto nei confronti delle vittime del colpevole Cesare Battisti e dei loro familiari.

 

Ma che agenti della Penitenziaria e agenti di Polizia di Stato si passino la staffetta e che quella staffetta venga mostrata in un video non ha alcun senso, non aggiunge nulla alla giustizia. Soprattutto se quel passaggio del prigioniero da una mano all’altra è l’occasione per gli agenti per farsi le foto ricordo. Lui resta lì, aspetta, non protesta. Aspetta che facciano ciò che vogliono di lui.
 
Io penso che Cesare Battisti non abbia avuto rispetto degli altri, uccidendo, fuggendo e sottraendosi alle conseguenze dei crimini che ha commesso. Ma quegli agenti in posa sono indegni di un Paese civile. In quelle foto non c’è rispetto della dignità umana. Anche se la dignità da rispettare è quella di un assassino. Noi siamo migliori di lui. Noi dobbiamo esserlo. Il selfie col terrorista, proprio no, potevano risparmiarcelo.
 
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