SUBITO DOPO LA SENTENZA CHE DECIDE IL CARCERE A VITA, L’ERGASTOLANO SCRIVE UNA LETTERA: “CARO ENRICO, DAI VOCE ALLA MIA INNOCENZA”
di Enrico Fedocci
Nei giorni precedenti e successivi alla sentenza della Cassazione che ha confermato la condanna all’ergastolo per Massimo Giuseppe Bossetti ho faticato non poco a trovare voci di gente comune che fosse contenta per il carcere a vita inflitto al muratore di Mapello.
E queste voci le ho raccolte proprio a Brembate Sopra, il paese di Yara Gambirasio. Attenzione: nessuno si è esposto dicendo che lui era sicuramente innocente. Quasi tutti, però, si domandavano per quale motivo non fosse stata concessa una nuova perizia del Dna in contraddittorio tra accusa e difesa, alla presenza anche dei consulenti del 48enne. Per cui, confezionare un pezzo per il mio telegiornale che non fosse sbilanciato a favore delle istanze di Bossetti non è stato facile. Io ho la mia idea su quello che avvenne in quel campo a Chignolo d’Isola il 26 novembre del 2010.
Secondo me – attenzione, è solo un mio parere – Bossetti c’era e non era da solo. Quindi, tecnicamente, sarei un colpevolista, ma il mio è un preconcetto. E i preconcetti vanno dimostrati. Anche l’accusa ha preconcetti che poi, via via con le indagini possono trovare concretezza. E la concretezza si trova alla presenza della difesa. Non solo in tribunale – cosa che è stata fatta – ma anche in laboratorio. Il fatto che il processo non abbia messo sullo stesso piano accusa e difesa sinceramente mi spaventa. Gli errori possono essere fatti anche in buona fede, persino da scienziati e tecnici illuminati che lavorano con le provette.
La difesa di Bossetti voleva verificare che questi errori non fossero stati commessi. Ritengo, pertanto, che Bossetti sia stato condannato senza prove. E se, senza prove e senza garanzia di difesa, va in galera lui che, ripeto, secondo il mio modestissimo parere è colpevole, può andare in galera un innocente.
Posso andare in galera io che scrivo questo pezzo. Può andarci chi lo sta leggendo questo articolo. Tutto senza contraddittorio.
Bossetti, a poche ore dalla sentenza definitiva che lo condanna al carcere a vita, mi ha inviato questa lettera che pubblico e che già abbiamo mandato in onda durante il telegiornale. Nonostante le mie convinzioni devo ammettere che, se fossi stato nei suoi panni – da colpevole – mi sarei arreso prima e avrei confessato, anche per alleggerirmi la coscienza e pagare per un errore fatto. Il fatto che lui non si arrenda mi fa pensare che il mio giudizio riguardo lui possa non essere giusto. Chissà. Questo processo non ha fatto luce su quello che è avvenuto. Non sapremo mai la verità per colpa di una perizia non fatta. Che rende Bossetti, ancora, nonostante i tre gradi di giudizio che lo condannano, un presunto colpevole, un assassino per congettura. E’ questione di civiltà giuridica.