Cronaca criminale

Alessandro Marangoni lascia il servizio attivo Milano ringrazia il “Prefetto galantuomo”

Il prefetto di Milano Alessandro Marangoni

di Enrico Fedocci

FIGLIO DI UN CARABINIERE, UNA VITA A SERVIZIO DELLO STATO CONTRO MAFIA, TERRORISMO, MALAFFARE
La divisa da cadetto dell’Accademia di polizia l’ha indossata a 21 anni. Ai tempi gli agenti si chiamavano “Guardie di Pubblica Sicurezza”, avevano le stellette sul bavero della giacca ed erano militari. Alessandro Marangoni di incarichi delicati con quella divisa ne ha ricoperti tantissimi, prima e dopo la riforma di polizia del 1981 che ha riorganizzato il Corpo.  Tra i vari, a Brescia, durante il terrorismo, a Verona, a Napoli, a Torino, a Roma come Capo Centro della Direzione investigativa Antimafia, poi Questore di Gorizia, Padova, Palermo, in prima linea contro la mafia, Milano dove gli agenti da lui coordinati hanno assestato non pochi colpi nei confronti della criminalità organizzata dei colletti bianchi, degli appalti e delle mazzette.

Il Prefetto di Milano Alessandro Marangoni assieme al Generale Tullio Del Sette, Comandante Generale dell’Arma dei carabinieri. In mezzo il sottosegretario alla Difesa Domenico Rossi

Figlio di un appuntato dei carabinieri in servizio al 13° Battaglione di Gorizia, poco prima di ritornare a Milano, Marangoni è stato anche vice Capo della Polizia vicario, e Capo della Polizia reggente per diversi mesi quando – era il marzo del 2013 – Antonio Manganelli morì a causa di complicazioni successive a un’infezione respiratoria. Fu proprio Marangoni a guidare la Polizia italiana in quel difficile momento. Lo scorso anno la nomina a Prefetto di Milano, in una fase molto delicata per l’emergenza terrorismo. Proprio il suo profilo, un prefetto con l’esperienza di investigatore, ha convinto il Governo che lui fosse l’uomo giusto per la poltrona di corso Monforte. Presiedendo il Comitato per la sicurezza pubblica, ha dato la linea per il contrasto della criminalità ai vertici delle Forze dell’Ordine della provincia di Milano, impedendo che Milano diventasse teatro di attentati di matrice islamica come avvenuto in altre città europee. Proprio ultimamente ha dovuto gestire l’allarme successivo all’ennesimo attentato dell’Isis avvenuto a Berlino, intensificando ulteriormente i controlli.

Il prefetto Alessandro Marangoni con i vertici delle Forze dell’Ordine durante un incontro con i giornalisti lombardi (da sinistra il col Canio Giuseppe La Gala, il prefetto Marangoni, Enrico Fedocci, il Questore Antonio De Iesu, il gen Paolo Kalenda, il Comandante Antonio Barbato)

65 anni appena compiuti, il prefetto Alessandro Marangoni ha lasciato a coloro che hanno lavorato con lui un patrimonio di esperienza qualificata, accompagnata da grande signorilità. Dote, quest’ultima, che contraddistingue in maniera spiccata la sua personalità.
Marangoni lascia un eccellente ricordo di sé, non solo nell’ambito della Polizia di Stato a cui ha dedicato la vita, ma anche all’interno della prefettura di Milano dove, come rappresentante del Governo, ha sorpreso per le capacità organizzative e di leadership. Parole molto belle arrivano anche dai rappresentanti delle altre forze di polizia, da parte delle istituzioni cittadine e dalla gente comune che ha avuto modo di conoscerlo e frequentarlo: come suo ultimo atto il prefetto Marangoni ha voluto essere in piazza Duomo per il veglione di San Silvestro, laddove la gente aspettava l’anno nuovo, dove era più pericoloso, proprio per l’allerta attentati. Marangoni, dopo avere stabilito la strategia di controllo che avrebbero dovuto tenere le forze dell’ordine per proteggere i cittadini e i turisti di Milano, è andato in mezzo alla gente per brindare con loro ad un futuro più sicuro.

Exit mobile version