di Enrico Fedocci
Nell’audio della confessione resa 4 mesi dopo – era fine novembre del 2009 – davanti al pm nei locali dell’ospedale Fatebenefratelli di Milano dove era ricoverata, Marcella Sardeni ripercorre le tappe di quella giornata… In casa lei e il bimbo. Il marito, un dirigente d’azienda, era andato al lavoro. Lei, invece, in quei giorni era a casa in malattia, Per una forte depressione. Davanti allo sportello del forno a microonde, che parzialmente ne rifletteva l’immagine, la donna si guarda, si vede magra… afferra il filo dell’alimentatore e quando il bimbo entra in cucina e vede la mamma che tenta di stringere il cavetto per soffocare, la interrompe. A quel punto, come il clic di un interruttore, la mente della donna viene offuscata ulteriormente… Alla domanda “mamma, ma cosa fai?” lei risponde: “Te lo faccio vedere io cosa faccio”. La madre si avvicina, spettrale, prende il cavo che si è appena tolta dal collo e lo avvolge attorno a quello del suo piccolo… poi stringe… fino a togliergli la vita Per soffocamento. I soccoritori, avvisati dalla madre e dalla sorella di Marcella Sardeni, non hanno potuto fare nulla per rianimarla.
Ora Marcella Sardeni è a Castiglion delle Stiviere, in provincia di Brescia, in un istituto per madri assassine. Lì ha cercato di ripartire… Nell’istituto sta partecipando ad attività di reinserimento lavorativo. Ora, grazie alla padronanza della lingua inglese, aiuta gli immigrati…
I rapporti tra lei e il marito sono cessati. Non si sentono più. Fra poco più di tre anni, Marcella tornerà libera…