Cronaca criminale

Matilda, Cangialosi punta il dito contro la ex “Elena, sei stata tu ad uccidere tua figlia”

DURANTE L’INTERVISTA A BARBARA D’URSO L’UOMO  HA DETTO LA VERITA’?
ECCO LE CONTRADDIZIONI IN CUI E’ CADUTO L’EX DI ELENA ROMANI

Antonio Cangialosi

Si è difeso dall’accusa di avere ucciso la piccola Matilda e ha accusato Elena Romani di averlo fatto. E’ accaduto durante una puntata di Domenica Live. Intervistato da Barbara D’Urso l’ex body-guard è apparso nervoso e – più volte – ha dimenticato di chiarire alcuni punti, non tenendo conto degli sviluppi successivi alla sentenza di “non luogo a procedere”, emessa nel 2005, che lo scagionava.

“Non so perché sono ancora indagato  – ha detto Cangialosi –  neanche i miei avvocati sanno spiegarlo”. Escludendo l’ipotesi di un complotto, Antonio Cangialosi non tiene conto che la riapertura di un procedimento nei suoi confronti è figlio di tre sentenze di assoluzione in tutti i gradi di giudizio per Elena Romani. Ma, soprattutto, generato dalle conclusioni contenute nelle motivazioni della Corte d’Assise d’Appello di Torino, in cui il presidente Alberto Oggè è stato molto chiaro. Il magistrato non si limita a dire: “Elena Romani è innocente, quindi è stato Cangialosi perchè in quella casa erano in due”. No, Oggè argomenta: “Confermo che l’autore del delitto deve essere identificato con certezza nell’unica persona che era rimasta sola  con la piccola vittima nel tempo in cui l’attuale imputata, completamente ignara di quanto stava per accadere, si era portata all’esterno della casa: deve perciò essere identificato nell’unica persona che in quella determinata situazione aveva sia il motivo, sia la concreta possibilità di aggredire la bambina e di offenderne l’integrità fisica”.

La piccola Matilda

Poi aggiunge, in qualche modo attenuando le responsabilità di Cangialosi: “Ha ucciso, ma non ne aveva intenzione…” Un omicidio, quindi, preterintenzionale. Una violenza che è andata oltre alle intenzioni e che avrebbe provocato il decesso: “E’ dunque innegabile – scrive Oggè – che il Cangialosi non aveva nè l’intenzione di uccidere, nè di provocare delle lesioni, ma solo di impartire alla bambina una lezione che le servisse di severo monito perché si guardasse in futuro dal trasgredire ancora alle sue imposizioni. Coltivava solo la volontà di percuoterla con violenza in modo da intimidirla, sennonchè il risultato è andato molto oltre le sue intenzioni”

“Cangialosi ha commesso un delitto insensato e feroce solo perché non è stato capace di comprendere che si trovava di fronte a una bambina nervosa...” (IN CODA ALL’ARTICOLO IL TESTO INTEGRALE DELLA SENTENZA)

Da ciò la decisione del Tribunale di Torino di trasmettere gli atti alla Procura di Vercelli, affinchè – alla luce dei nuovi elementi – si riprendesse in considerazione l’ipotesi di indagare su Cangialosi. Il GIP di Vercelli avrebbe potuto respingere la richiesta di Torino, ma si è deciso di procedere con una nuova indagine. Perché? Evidentemente questi nuovi elementi sono sembrati importanti anche a Vercelli.

Ad inguaiare Cangialosi, infatti, proprio il suo resoconto dei fatti, davanti ai carabinieri e in Tribunale: secondo l’uomo la bambina era stata colpita dalla madre prima di essergli affidata. Cangialosi sostiene di aver preso in braccio la bimba, di averle parlato, di averle messo in testa un bandana, di averla sistemata sul divano per guardare i cartoni animati. Nel frattempo la bimba non ha manifestato nessun disturbo. Solo labbra bianche.
L’autopsia ha evidenziato che la piccola aveva fegato e milza spappolati, una costola rotta che aveva perforato un polmone.

Elena Romani con Matilda in braccio appena nata

Alla luce di questi fatti, secondo i medici legali sentiti dal tribunale, il racconto di Cangialosi non è credibile. Con lesioni del genere, il collasso di una bimba di due anni, ma forse di chiunque, è immediato, invece secondo lui la bimba è rimasta vigile per almeno 19 minuti, prima di entrare in agonia, in maniera improvvisa, davanti ai suoi occhi, quando la mamma era in giardino. Secondo la Corte d’Assise d’Appello, quindi, ad uccidere Matilda sarebbe stato proprio lui. Con un pugno o con un calcio. Ma non era possibile condannarlo perché – e questo è stato l’errore che hanno fatto i magistrati nel 2005 – non era imputato in quel processo, essendo stato prosciolto pochi mesi dopo il delitto.

Cangialosi, a sua discolpa, dice: “Mentre la mamma era in giardino a stendere il cuscino, con la bimba sono rimasto da solo per 45 secondi, lo dice la procura di Vercelli, lo dicono gli atti”. Possibile che Vercelli, nel 2005, abbia stabilito questo, ma l’ex fidanzato della Romani dimentica – sembra strano visto che con lui in studio c’era l’avvocato difensore  – che un esperimento giudiziale fatto nel 2009 nella sua casa di Roasio, luogo dell’omicidio, ha dimostrato che Matilda è rimasta con lui almeno 3 minuti, e non solo 45 secondi.

Elena Romani durante l’esperimento giudiziale simula i soccorsi a Matilda

Perché dare conto solo della deduzione fatta da Vercelli e non dell’esperimento sul campo deciso da Torino, fatto nel luogo del delitto, con un cronometro e diverse telecamere che documentavano l’azione, sulla base di ciò che anche lui aveva raccontato? E ancora:  perché Cangialosi quel giorno si rifiutò di partecipare all’esperimento come chiesto dal tribunale? Era sua facoltà. Ma a differenza di Cangialosi, Elena Romani prese parte con entusiasmo all’esperimento, sperando che il suo contributo aiutasse a fare luce sul delitto e consentisse così alla Corte di capire meglio i fatti. Se fosse stata colpevole, se avesse temuto di essere smentita, questo esperimento avrebbe potuto peggiorare la posizione della donna, quindi ricostruire di persona le sue azioni di quel giorno non le avrebbe giovato. Se fosse stata colpevole…

Il pm di Vercelli ha sei mesi di tempo per formulare un’accusa nei confronti di Cangialosi. Sarà un eventuale processo a mettere la parola fine a questa lunga vicenda giudiziaria? Lo sperano in tanti. Elena Romani, assolta con formula piena, ha chiesto ai suoi avvocati, Roberto Scheda e Tiberio Massironi, di costituirsi parte civile. Per amore di verità, per rispetto della piccola Matilda.

Leggi la sentenza che inchioda Antonio Cangialosi: http://cronacacriminale.tgcom24.it/files/2013/04/romani.pdf

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