Il colpo fatale sarebbe stato esploso da Angelo Ciarelli (38), fratello di quel Massimo arrestato a maggio come presunto autore dell’omicidio dell’ultrà pescarese Domenico Rigante. Angelo si è presentato in Questura lunedì sera.
Sapeva che lo stavano cercando. ”Perchè?” ha chiesto agli agenti. L’ennesimo fatto di sangue a Pescara, il terzo dall’inizio dell’anno, ha avuto come teatro il quartiere Rancitelli, regno storico dei rom pescaresi. All’arrivo delle Volanti è scoppiata una rissa, secondo gli inquirenti creata ad arte per permettere ad altri rom di far sparire la droga e forse l’arma del delitto. Poi davanti a casa di Angelo Ciarelli, in un tombino, la Polizia ha trovato 13 proiettili calibro 38 special in un calzino: l’altro calzino spaiato era dentro casa.
Il tipo di pistola potrebbe unire i tre delitti degli ultimi mesi a Pescara: quello di Italo Ceci, ex componente della banda Battestini – assassinio ancora senza colpevole -, quello di Rigante e quello di lunedì. La Mobile è in attesa di riscontri. Ciarelli non ha confessato, ma ci sono testimonianze in grado di inchiodarlo. Dovrà comunque spiegare cosa facesse, armato, in una piazza del quartiere dello spaccio, lui, sorvegliato speciale dopo avere scontato 15 anni in carcere per una rapina durante la quale fu ucciso un carabiniere, con obbligo di soggiorno, evaso ad aprile dai domiciliari, condannato di nuovo a otto mesi, ma subito scarcerato. Fatti che hanno spinto il capo della Mobile, Pierfrancesco Muriana, a commentare in conferenza stampa: ”c’è qualcosa che non quadra con la congruità delle pene”.
L’arresto di Angelo Ciarelli è il terzo episodio che vede coinvolti membri del suo clan negli ultimi due mesi. Ad aprile Pasquale Di Giovanni, 28enne cugino di Angelo e Massimo e ritenuto custode delle armi di famiglia, sparò in faccia a una prostituta nigeriana che si è miracolosamente salvata: arrestato un mese dopo. Massimo Ciarelli fu arrestato a maggio due giorni dopo l’uccisione di Rigante; poi sono finiti in carcere anche altri Ciarelli che parteciparono alla spedizione punitiva nei confronti del tifoso.