Riggio era armato di una pistola Beretta 7,65 di sua proprietà che era scarica. Il gioielliere, Sandro Carossino, 57 anni, lo ha disarmato e dopo una collutazione ha preso la sua pistola e ha ferito al torace il rapinatore.
“La pistola era scarica, non volevo fare del male a nessuno” ha proseguito l’uomo assicurando la pubblico ministero che sperava di entrare e uscire dalla gioielleria in pochi minuti e darsi alla fuga. La pistola, che era detenuta regolarmente, non sarebbe potuta uscire di casa. Riggio non ha il porto d’armi. Dunque a suo carico pendono due imputazioni: tentata rapina e porto abusivo d’arma. Giuseppe Riggio ha agito insieme ad un complice, che è tuttora introvabile. “E’ un albanese di cui non so nulla” ha ribadito. “Lo avevo conosciuto qualche giorno prima in un bar. Abbiamo – ha aggiunto – deciso di fare questa rapina insieme. Dopo la fuga mi ha portato dalla mia auto, a Certosa, ed è scappato”.
Riggio, sempre secondo quanto riferito al pm, ha raggiunto in auto il magazzino dell’impresa edile di cui è titolare sua moglie, e ha contattato i fratelli. “Ho fatto una rapina, sono ferito” ha detto ai congiunti che lo hanno raggiunto e portato al pronto soccorso dell’ospedale Villa Scassi. Riggio è stato ricoverato, operato e quindi trasferito al San Martino. Durante l’interrogatorio è stato assistito dall’avvocato Giuseppe Nadalini. Sul caso è stato aperto un fascicolo di indagine. L’orefice Carossino non risulta indagato. La procura, al termine delle prime indagini, è orientata a garantire al commerciante l’attenuante della legittima difesa così come confermato dal procuratore di
Genova Michele Di Lecce. Riggio, secondo quanto appreso in tribunale, se le sue condizioni fisiche glielo consentiranno dovrebbe sostenere l’interrogatorio di convalida mercoledì di fronte al gup Annalisa Giacalone. L’uomo, colpito di striscio al torace, non versa in pericolo di vita.