L’omicida si è poi costituito ai carabinieri di Formia, commilitoni del padre, un brigadiere in congedo. Ha detto di aver agito per paura di quell’uomo che lo perseguitava e ha consegnato la pistola, che deteneva regolarmente. Pascale, originario di Casal di Principe (Caserta), ma residente a Castelforte, un altro paese pontino, è ora in carcere nel capoluogo, accusato di omicidio volontario. La sua versione dei fatti, a cui non sembra che abbiano assistito testimoni, è al vaglio della procura di Latina.
Il giovane, interrogato per ore nella notte dai carabinieri e dal magistrato, ha raccontato di aver incontrato il rivale nella serata di sabato in via Vellota, a Santi Cosma e Damiano. I due si erano dati appuntamento per chiarire la situazione, ha riferito, visto che Pandolfo – figlio di un uomo considerato legato a un clan camorristico – da settimane lo minacciava perchè non vedesse una donna che il giovane stava frequentando. Non è chiaro se la donna interessasse direttamente a Pandolfo o a suo fratello. Pascale ha raccontato che quando ha visto l’antagonista avvicinarsi minaccioso ha tirato fuori la pistola 7,65 che aveva con sè e ha sparato, colpendo Pandolfo all’addome. L’assassino ha scaricato tutti e dodici i colpi dell’arma sulla vittima, che è morta quasi subito.
Gli inquirenti stanno cercando di chiarire gli aspetti ancora oscuri della vicenda, compresa la ricostruzione del delitto fornita dall’assassino e il movente del contrasto tra i due. La vittima era figlio di un uomo considerato vicino al clan camorristico Mendico e coinvolto in un’inchiesta degli anni ’90 sulle infiltrazioni della criminalità organizzata nel sud pontino.