I carabinieri arrestano altri 3 carabinieri: indagavano per spiare mogli e fidanzate

Carabinieri arrestati dai loro colleghi. L’accusa, quella di utilizzare i sistemi di indagine digitali (banche dati di polizia e terminali collegati a operatori telefonici) per questioni private e per vendere le informazioni ad alcune agenzie di investigazione: 75 euro per una consultazione del terminale SDI, 1000 per i tabulati telefonici. E’ accaduto a Mogoro, in Sardegna, dove in carcere sono finiti il comandante della Compagnia, il capitano Renè Biancheri e due marescialli, Giuseppe Canu e Mario Arno. A mettere le manette ai polsi dei tre militari “infedeli” gli uomini del Comando Provinciale carabinieri di Oristano. L’accusa: peculato, truffa, corruzione e falso. In carcere anche  il titolare di una delle agenzie coinvolte, Gianmarco Fadda. Per lui e per altri detective privati, l’accusa è di corruzione.

Coinvolti nel giro di informazioni vendute, anche altri due carabinieri in servizio alla Compagnia di Mogoro per cui è stato disposto l’obbligo di dimora.

Un’indagine cominciata a settembre su iniziativa della stessa Arma dei Carabinieri, insospettita dall’eccessivo carico di richieste provenienti dal sistema digitale di indagine assegnato al comando sardo, anche a fronte degli scarsi risultati investigativi. Altro che rapine, furti o omicidi: le informazioni servivano per vicende che riguardavano questioni di tradimenti e cause di separazione o divorzio di clienti delle agenzie.
Qualche militare avrebbe utilizzato il sistema investigativo anche per violare la privacy di fidanzate e mogli, la presenza delle stesse in alberghi con  questo o quell’uomo. Accessi non autorizzati sarebbero stati fatti anche per verificare il traffico telefonico e gli sms in uscita e in entrata sui cellulari delle donne.
Ora i tre arrestati rischiano, oltre a una pesante condanna, di essere cacciati dall’Arma.
Enrico Fedocci

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